(Cittadino e Provincia) – Perugia 6 giugno 2012 – ”Il clima di insofferenza - Afferma in una nota Giampiero Panfili (Consigliere Provinciale PdL) - che si registra in Italia nei confronti della Politica deve necessariamente far riflettere. Il PDL è ormai ai minimi storici, incapace di proporsi come alternativa credibile al governo tecnico e ad una sinistra che pretende di raccogliere il malcontento della gente nei confronti di un esecutivo senza anima e senza idee, capace soltanto di chiedere sacrifici con l’unica prospettiva di incrementare il gettito. Un governo tecnico che non ha la forza politica di proporre riforme strutturali e che deve barcamenarsi tra il necessario reperimento di risorse e la consapevolezza di non poter tirare troppo la corda. I Partiti politici, preferiscono che a fare il lavoro sporco e di rigore siano i tecnici e cercano di guadagnare terreno giocando sull’esasperazione delle persone. L’idea è quella di arrivare alla scadenza del mandato e poi proporsi come i nuovi liberatori del Paese,
quelli che prenderanno il posto degli odiati tecnici, nella speranza di poter raccogliere i benefici di questi anni di lacrime e sangue, potendo fare affidamento su margini di manovra più flessibili e meno rigorosi. Purtroppo, però, la Politica è prima di tutto “assumersi la
responsabilità” di ciò che è necessario fare e farlo avendo chiara una prospettiva di lungo respiro, e questo la gente lo ha capito benissimo. Basta con i politici che inseguono il giornaliero, occorrono statisti capaci di analizzare il presente e progettare un futuro che vada
oltre la data elettorale, serve un piano di governo articolato e di lunga gittata, senza la paura dei risultati di amministrative, regionali e politiche. Non è possibile assistere al teatrino di politici, di sinistra e di destra, che in piazza attaccano il Governo e poi in aula continuano a
votare la fiducia per “ordine di scuderia”, eleggiamo oltre 900 parlamentari e pretendiamo oltre 900 teste pensanti, altrimenti tanto varrebbe eleggerne 10 e attribuire ad ognuno un peso pari alla percentuale di consenso raccolta. La ricreazione è finita! La seconda repubblica ci ha insegnato che la politica non si improvvisa, che chi ha studiato da velina è meglio che continui a fare spettacolo, che non si passa dalla conduzione dell’isola dei famosi al Parlamento e viceversa, che gli imprenditori non possono continuare a fare impresa mentre legiferano, che
coloro che hanno riportato condanne definitive per reati gravissimi è meglio che se ne stiano alla larga, quando non direttamente in galera; che le liste bloccate dovrebbero essere il modo con il quale portare in Parlamento “personalità di peso” che, per mille ragioni, non hanno forza elettorale, e non il sistema di regalare poltrone ad amici e compari per poi legittimarne l’elezione dicendo “ha preso i voti”! La seconda Repubblica ci ha insegnato che se ci sono magistrati faziosi, la Magistratura è comunque una colonna portante della struttura civile di un
Paese; che anche se ci sono indagini strumentali, queste si distinguono comunque e soltanto per il modo con il quale sono condotte e sulla base dei risultati che fanno emergere; che se ci sono politici corrotti e ladri, questo non deve intaccare la Dignità del Parlamento; che se ci sono poliziotti che abusano del loro potere, questo non può giustificare il mettere sul banco degli imputati le Forze dell’Ordine. Delegittimare tutto per abbassare la soglia dello scandalo, significa uccidere la società. Destra e sinistra sono rimaste prigioniere, più o meno consapevoli, di uno schema che è fuori controllo e fuori logica! Non si esce dalla crisi del PDL inventandosi ogni giorno un nome al quale mettere la targhetta di “rinnovatore”, non si acquista credibilità proponendo ogni settimana un capro espiatorio da dare in pasto agli elettori scontenti.
Non basta rimettere in piedi il PDL, bisogna rimettere in piedi la Politica e per farlo, occorre in primo luogo proporsi con un progetto vero, schietto e articolato senza paura del giudizio dell’opinione pubblica. Uno statista si presenta al popolo proponendo ciò che giusto fare e non ciò che è conveniente dire, questa classe politica sembra invece fatta di chiacchieroni che navigano a vista ed è proprio in questo che il PDL ha fallito, non riuscendo a distinguersi dagli altri! Questi sono i risultati: chi ha dedicato la vita inseguendo la propria passione civile sui territori con competenza, passione, senso del dovere e senza arricchirsi, si trova a dover portare il fardello dell’ignominia derivante dal cattivo esempio dato dalla politica nazionale. La
conseguenza è che i nostri stessi esponenti sul territorio, che magari hanno raccolto voti di preferenza e costruito credibilità, non ci stanno, e piuttosto che perdere la faccia decidono di gettare la spugna delusi e schifati. Con questi se ne va via un pezzo di fiducia, di entusiasmo di stima e di capacità di mobilitazione che certamente non possiamo pensare di riconquistare attraverso i tesseramenti on line o le campagne pubblicitarie studiate a tavolino! Non possiamo pensare di lasciare le scelte sulle dirigenze locali a gruppi di pressione extra-partito che mantengono sempre i piedi su più staffe. Vengo da un’esperienza politica fatta di persone vere, di comunità, di passionale militanza, di movimentismo, di circoli, di referenti sul territorio … la politica o torna ad essere questo, o non è più politica!”.
Gc12212.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 6 giugno 2012 – ”Il clima di insofferenza - Afferma in una nota Giampiero Panfili (Consigliere Provinciale PdL) - che si registra in Italia nei confronti della Politica deve necessariamente far riflettere. Il PDL è ormai ai minimi storici, incapace di proporsi come alternativa credibile al governo tecnico e ad una sinistra che pretende di raccogliere il malcontento della gente nei confronti di un esecutivo senza anima e senza idee, capace soltanto di chiedere sacrifici con l’unica prospettiva di incrementare il gettito. Un governo tecnico che non ha la forza politica di proporre riforme strutturali e che deve barcamenarsi tra il necessario reperimento di risorse e la consapevolezza di non poter tirare troppo la corda. I Partiti politici, preferiscono che a fare il lavoro sporco e di rigore siano i tecnici e cercano di guadagnare terreno giocando sull’esasperazione delle persone. L’idea è quella di arrivare alla scadenza del mandato e poi proporsi come i nuovi liberatori del Paese,
quelli che prenderanno il posto degli odiati tecnici, nella speranza di poter raccogliere i benefici di questi anni di lacrime e sangue, potendo fare affidamento su margini di manovra più flessibili e meno rigorosi. Purtroppo, però, la Politica è prima di tutto “assumersi la
responsabilità” di ciò che è necessario fare e farlo avendo chiara una prospettiva di lungo respiro, e questo la gente lo ha capito benissimo. Basta con i politici che inseguono il giornaliero, occorrono statisti capaci di analizzare il presente e progettare un futuro che vada
oltre la data elettorale, serve un piano di governo articolato e di lunga gittata, senza la paura dei risultati di amministrative, regionali e politiche. Non è possibile assistere al teatrino di politici, di sinistra e di destra, che in piazza attaccano il Governo e poi in aula continuano a
votare la fiducia per “ordine di scuderia”, eleggiamo oltre 900 parlamentari e pretendiamo oltre 900 teste pensanti, altrimenti tanto varrebbe eleggerne 10 e attribuire ad ognuno un peso pari alla percentuale di consenso raccolta. La ricreazione è finita! La seconda repubblica ci ha insegnato che la politica non si improvvisa, che chi ha studiato da velina è meglio che continui a fare spettacolo, che non si passa dalla conduzione dell’isola dei famosi al Parlamento e viceversa, che gli imprenditori non possono continuare a fare impresa mentre legiferano, che
coloro che hanno riportato condanne definitive per reati gravissimi è meglio che se ne stiano alla larga, quando non direttamente in galera; che le liste bloccate dovrebbero essere il modo con il quale portare in Parlamento “personalità di peso” che, per mille ragioni, non hanno forza elettorale, e non il sistema di regalare poltrone ad amici e compari per poi legittimarne l’elezione dicendo “ha preso i voti”! La seconda Repubblica ci ha insegnato che se ci sono magistrati faziosi, la Magistratura è comunque una colonna portante della struttura civile di un
Paese; che anche se ci sono indagini strumentali, queste si distinguono comunque e soltanto per il modo con il quale sono condotte e sulla base dei risultati che fanno emergere; che se ci sono politici corrotti e ladri, questo non deve intaccare la Dignità del Parlamento; che se ci sono poliziotti che abusano del loro potere, questo non può giustificare il mettere sul banco degli imputati le Forze dell’Ordine. Delegittimare tutto per abbassare la soglia dello scandalo, significa uccidere la società. Destra e sinistra sono rimaste prigioniere, più o meno consapevoli, di uno schema che è fuori controllo e fuori logica! Non si esce dalla crisi del PDL inventandosi ogni giorno un nome al quale mettere la targhetta di “rinnovatore”, non si acquista credibilità proponendo ogni settimana un capro espiatorio da dare in pasto agli elettori scontenti.
Non basta rimettere in piedi il PDL, bisogna rimettere in piedi la Politica e per farlo, occorre in primo luogo proporsi con un progetto vero, schietto e articolato senza paura del giudizio dell’opinione pubblica. Uno statista si presenta al popolo proponendo ciò che giusto fare e non ciò che è conveniente dire, questa classe politica sembra invece fatta di chiacchieroni che navigano a vista ed è proprio in questo che il PDL ha fallito, non riuscendo a distinguersi dagli altri! Questi sono i risultati: chi ha dedicato la vita inseguendo la propria passione civile sui territori con competenza, passione, senso del dovere e senza arricchirsi, si trova a dover portare il fardello dell’ignominia derivante dal cattivo esempio dato dalla politica nazionale. La
conseguenza è che i nostri stessi esponenti sul territorio, che magari hanno raccolto voti di preferenza e costruito credibilità, non ci stanno, e piuttosto che perdere la faccia decidono di gettare la spugna delusi e schifati. Con questi se ne va via un pezzo di fiducia, di entusiasmo di stima e di capacità di mobilitazione che certamente non possiamo pensare di riconquistare attraverso i tesseramenti on line o le campagne pubblicitarie studiate a tavolino! Non possiamo pensare di lasciare le scelte sulle dirigenze locali a gruppi di pressione extra-partito che mantengono sempre i piedi su più staffe. Vengo da un’esperienza politica fatta di persone vere, di comunità, di passionale militanza, di movimentismo, di circoli, di referenti sul territorio … la politica o torna ad essere questo, o non è più politica!”.
Gc12212.red