(Cittadino e Provincia) – Perugia 3 Aprile 2012 – I Capigruppo in Consiglio Provinciale del Prc Luca Baldelli, Del Pdci Giampiero Fugnanesi e dell’Idv Franco Granocchia attacano la riforma del lavoro presentata dal Governo ed in particolare la modifica “ed eliminazione” dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori”. “ Questa – affermano i tre esponenti della sinistra in una mozione - mantenendo in essere la possibilità di reintegro esclusivamente per i licenziamenti di natura discriminatoria e, in via eccezionale, per quelli per motivi disciplinari riconosciuti dall'autorità giudiziaria come infondati, introduce il concetto di “monetizzazione”, ovvero la libertà di licenziamenti per motivi economici, causando la sostanziale erosione dei diritti fondamentali dei lavoratori. il combinato disposto dall'applicazione dell'accordo sopra citato congiuntamente alla riforma del sistema pensionistico del dicembre 2011, rischia di avere un ulteriore effetto devastante sul piano sociale, aprendo la via ai licenziamenti facili per tutti quei lavoratori più anziani per i quali è stata aumentata l'età pensionabile, creando un problema sociale drammatico. Il mantenimento del reintegro per i licenziamenti discriminatori rappresenta una tutela effimera, visto che l'intento discriminatorio non viene mai nominato ed è di difficile dimostrazione in sede giudiziaria, aprendo di fatto la strada a licenziamenti individuali per i quali venissero addotti, sul piano formale, motivi di tipo economico, aggirando ogni tipo di regolazione, incluse quelle derivate dall'applicazione di normative Europee. in questo modo, visto anche l'ordinamento giuridico italiano, si rischia di dare vita ad un meccanismo teso alla disarticolazione dei diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici, fino a ledere la stessa dignità del lavoro. il dispositivo della riforma del mercato del lavoro approvato ha prodotto una divisione del fronte sindacale, portando il più grande e rappresentativo sindacato italiano, la CGIL, a dissentire dalla proposta per i medesimi motivi di cui sopra, evidenziando una pericolosa similitudine con la prassi di produrre accordi separati inaugurata dal governo precedente e dall'ex ministro Sacconi. la modifica dell'art.18, come sottolineato da diversi esperti nel passato, è solo dettata da motivi ideologici e non ha nessuna connessione con l'aumento degli investimenti esterni, con l'aumento della produzione e della produttività e con la creazione di nuovi posti di lavoro, sopratutto per i giovani. La riforma del mercato del lavoro, che era stata presentata come necessaria ed urgente per cancellare la precarietà, per estendere gli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, precari e non, per garantire l'ingresso al lavoro, con diritti e contratti certi, per le nuove generazioni, per riunificare il mercato del lavoro sempre più frantumato e per predisporre procedure certe al fine di attrarre gli investimenti esteri, si è risolta, di fatto, solo con la modifica dell'art. 18 la quale, come afferma Susanna Camusso, è “una proposta totalmente squilibrata”, non prevedendo neanche quelle indispensabili risorse finanziarie aggiuntive per gli ammortizzatori sociali, ma solo una diversa distribuzione di quelle esistenti”. Per questo Granocchia, Fugnanesi e Baldelli chiedono al Co0nsiglio Provinciale di esprimere la sua “preoccupazione per le conseguenze che si verranno a produrre nei luoghi di lavoro con l'applicazione della riforma, il cui effetto rischia di aggravare processi di frammentazione contrattuale e sperequazione salariale lesivi dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”; di ribadire “ il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici a tutelarsi attraverso specifiche organizzazioni democratiche, a cui va riconosciuta la piena legittimità nella rappresentanza degli interessi dei propri associati, come sancito dalla Costituzione, che all'art. 1 fonda la Repubblica Italiana sul lavoro e l'inderogabilità dei principi ispiratori dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, in quanto fondamento per l’esercizio di tutti i diritti collettivi delle lavoratrici e dei lavoratori, compresa la contrattazione nazionale”. Infine si chiede all’organismo e al suo Presidente un impegno “a trasmettere la presente deliberazione alla Presidenza della Repubblica, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Presidenza del Senato e della Camera dei Deputati, nonché alle Presidenze dei gruppi parlamentari e alla Presidenza del Consiglio Regionale dell'Umbria”.
Gc12120.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia 3 Aprile 2012 – I Capigruppo in Consiglio Provinciale del Prc Luca Baldelli, Del Pdci Giampiero Fugnanesi e dell’Idv Franco Granocchia attacano la riforma del lavoro presentata dal Governo ed in particolare la modifica “ed eliminazione” dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori”. “ Questa – affermano i tre esponenti della sinistra in una mozione - mantenendo in essere la possibilità di reintegro esclusivamente per i licenziamenti di natura discriminatoria e, in via eccezionale, per quelli per motivi disciplinari riconosciuti dall'autorità giudiziaria come infondati, introduce il concetto di “monetizzazione”, ovvero la libertà di licenziamenti per motivi economici, causando la sostanziale erosione dei diritti fondamentali dei lavoratori. il combinato disposto dall'applicazione dell'accordo sopra citato congiuntamente alla riforma del sistema pensionistico del dicembre 2011, rischia di avere un ulteriore effetto devastante sul piano sociale, aprendo la via ai licenziamenti facili per tutti quei lavoratori più anziani per i quali è stata aumentata l'età pensionabile, creando un problema sociale drammatico. Il mantenimento del reintegro per i licenziamenti discriminatori rappresenta una tutela effimera, visto che l'intento discriminatorio non viene mai nominato ed è di difficile dimostrazione in sede giudiziaria, aprendo di fatto la strada a licenziamenti individuali per i quali venissero addotti, sul piano formale, motivi di tipo economico, aggirando ogni tipo di regolazione, incluse quelle derivate dall'applicazione di normative Europee. in questo modo, visto anche l'ordinamento giuridico italiano, si rischia di dare vita ad un meccanismo teso alla disarticolazione dei diritti fondamentali dei lavoratori e delle lavoratrici, fino a ledere la stessa dignità del lavoro. il dispositivo della riforma del mercato del lavoro approvato ha prodotto una divisione del fronte sindacale, portando il più grande e rappresentativo sindacato italiano, la CGIL, a dissentire dalla proposta per i medesimi motivi di cui sopra, evidenziando una pericolosa similitudine con la prassi di produrre accordi separati inaugurata dal governo precedente e dall'ex ministro Sacconi. la modifica dell'art.18, come sottolineato da diversi esperti nel passato, è solo dettata da motivi ideologici e non ha nessuna connessione con l'aumento degli investimenti esterni, con l'aumento della produzione e della produttività e con la creazione di nuovi posti di lavoro, sopratutto per i giovani. La riforma del mercato del lavoro, che era stata presentata come necessaria ed urgente per cancellare la precarietà, per estendere gli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, precari e non, per garantire l'ingresso al lavoro, con diritti e contratti certi, per le nuove generazioni, per riunificare il mercato del lavoro sempre più frantumato e per predisporre procedure certe al fine di attrarre gli investimenti esteri, si è risolta, di fatto, solo con la modifica dell'art. 18 la quale, come afferma Susanna Camusso, è “una proposta totalmente squilibrata”, non prevedendo neanche quelle indispensabili risorse finanziarie aggiuntive per gli ammortizzatori sociali, ma solo una diversa distribuzione di quelle esistenti”. Per questo Granocchia, Fugnanesi e Baldelli chiedono al Co0nsiglio Provinciale di esprimere la sua “preoccupazione per le conseguenze che si verranno a produrre nei luoghi di lavoro con l'applicazione della riforma, il cui effetto rischia di aggravare processi di frammentazione contrattuale e sperequazione salariale lesivi dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”; di ribadire “ il diritto dei lavoratori e delle lavoratrici a tutelarsi attraverso specifiche organizzazioni democratiche, a cui va riconosciuta la piena legittimità nella rappresentanza degli interessi dei propri associati, come sancito dalla Costituzione, che all'art. 1 fonda la Repubblica Italiana sul lavoro e l'inderogabilità dei principi ispiratori dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, in quanto fondamento per l’esercizio di tutti i diritti collettivi delle lavoratrici e dei lavoratori, compresa la contrattazione nazionale”. Infine si chiede all’organismo e al suo Presidente un impegno “a trasmettere la presente deliberazione alla Presidenza della Repubblica, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Presidenza del Senato e della Camera dei Deputati, nonché alle Presidenze dei gruppi parlamentari e alla Presidenza del Consiglio Regionale dell'Umbria”.
Gc12120.red