(Cittadino e Provincia) – Perugia, 25 marzo 2014 - “ La pre - adozione, da parte della Giunta regionale, del Ddl sulle sagre e feste popolari , rappresenta un passo avanti nella regolamentazione di un ambito che , ogni anno, coinvolge centinaia di migliaia di cittadini e si connota quindi, nella varietà dell’offerta, per un alto contenuto di socialità, partecipazione e condivisione – E' scritto in una nota diffusa dal PRC provinciale – Le varie comunità della nostra Umbria vivono , con appassionato trasporto, la dimensione delle sagre e delle feste paesane, iniziative che consentono a molte Città e Paesi di vivere e tramandare le tradizioni e la cultura locale, attirando al contempo risorse umane ed economiche altrimenti disperse . La III Commissione della Provincia di Perugia, con un ampio dibattito incentrato su alcuni documenti presentati dal Prc e dal Gruppo dei Socialisti riformisti , ha approfondito, fin dalla primavera del 2013, il tema in questione, seguendo passo a passo l’iter di definizione del Ddl , con proposte, suggerimenti, osservazioni. La Commissione ha incontrato più volte la Giunta regionale e la rappresentanza delle Pro – loco umbre, in momenti di confronto che hanno consentito a tutti i Consiglieri di prendere coscienza delle problematiche esistenti, esprimersi in merito, confrontarsi seriamente con le Istituzioni e con il mondo dell’associazionismo . Con la votazione all’unanimità di un documento finale unitario della III Commissione, nella primavera del 2013, il Consiglio provinciale e la Giunta provinciale hanno manifestato con chiarezza il loro punto di vista , articolato in alcune proposte elaborate anche in seguito alla fase di confronto: no a drastiche riduzioni dei tempi di durata delle sagre e delle feste paesane ; valorizzazione, al loro interno, dei prodotti tipici espressione dei territori regionali ; incentivo alle produzioni a “filiera corta”; vigilanza efficace nel corso delle manifestazioni . Ebbene, tutti questi punti, avanzati in fase di proposta dal Consiglio provinciale, quindi ulteriormente rafforzati dal confronto con l’Istituzione regionale e con la rappresentanza delle Pro – loco, sono stati integralmente recepiti nella formulazione finale del Ddl regionale. Ciò rappresenta un fatto di grande importanza, che consente di porre un freno all’offensiva di alcuni settori del mondo della ristorazione , particolarmente agguerriti nel chiedere una drastica e ingiusta decurtazione dei tempi di durata di questo tipo di manifestazioni , evitando però, al contempo, eccessi ed esagerazioni che si sono via via registrati rispetto ad alcuni eventi presenti sul territorio . I 10 giorni massimi di durata, con regime transitorio di tre anni per gli eventi che durano di più, rappresentano una soluzione di grande equilibrio. Viene tutelata la dimensione sociale delle sagre e delle feste popolari, mentre si dà un forte incentivo all’economia agricola e agroalimentare locale, grazie al sistema delle quote obbligatorie minime di pasti a base di prodotti “ Dop “, “ Igp “, “ Doc “ e “Docg” o comunque provenienti dalla “ filiera corta “ ( almeno il 40 % ) . Un ottimo risultato, questo, conseguito grazie ad un’ampia fase partecipativa che deve diventare metodo sistematico anche in altri ambiti”.
Gc14118.red
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 25 marzo 2014 - “ La pre - adozione, da parte della Giunta regionale, del Ddl sulle sagre e feste popolari , rappresenta un passo avanti nella regolamentazione di un ambito che , ogni anno, coinvolge centinaia di migliaia di cittadini e si connota quindi, nella varietà dell’offerta, per un alto contenuto di socialità, partecipazione e condivisione – E' scritto in una nota diffusa dal PRC provinciale – Le varie comunità della nostra Umbria vivono , con appassionato trasporto, la dimensione delle sagre e delle feste paesane, iniziative che consentono a molte Città e Paesi di vivere e tramandare le tradizioni e la cultura locale, attirando al contempo risorse umane ed economiche altrimenti disperse . La III Commissione della Provincia di Perugia, con un ampio dibattito incentrato su alcuni documenti presentati dal Prc e dal Gruppo dei Socialisti riformisti , ha approfondito, fin dalla primavera del 2013, il tema in questione, seguendo passo a passo l’iter di definizione del Ddl , con proposte, suggerimenti, osservazioni. La Commissione ha incontrato più volte la Giunta regionale e la rappresentanza delle Pro – loco umbre, in momenti di confronto che hanno consentito a tutti i Consiglieri di prendere coscienza delle problematiche esistenti, esprimersi in merito, confrontarsi seriamente con le Istituzioni e con il mondo dell’associazionismo . Con la votazione all’unanimità di un documento finale unitario della III Commissione, nella primavera del 2013, il Consiglio provinciale e la Giunta provinciale hanno manifestato con chiarezza il loro punto di vista , articolato in alcune proposte elaborate anche in seguito alla fase di confronto: no a drastiche riduzioni dei tempi di durata delle sagre e delle feste paesane ; valorizzazione, al loro interno, dei prodotti tipici espressione dei territori regionali ; incentivo alle produzioni a “filiera corta”; vigilanza efficace nel corso delle manifestazioni . Ebbene, tutti questi punti, avanzati in fase di proposta dal Consiglio provinciale, quindi ulteriormente rafforzati dal confronto con l’Istituzione regionale e con la rappresentanza delle Pro – loco, sono stati integralmente recepiti nella formulazione finale del Ddl regionale. Ciò rappresenta un fatto di grande importanza, che consente di porre un freno all’offensiva di alcuni settori del mondo della ristorazione , particolarmente agguerriti nel chiedere una drastica e ingiusta decurtazione dei tempi di durata di questo tipo di manifestazioni , evitando però, al contempo, eccessi ed esagerazioni che si sono via via registrati rispetto ad alcuni eventi presenti sul territorio . I 10 giorni massimi di durata, con regime transitorio di tre anni per gli eventi che durano di più, rappresentano una soluzione di grande equilibrio. Viene tutelata la dimensione sociale delle sagre e delle feste popolari, mentre si dà un forte incentivo all’economia agricola e agroalimentare locale, grazie al sistema delle quote obbligatorie minime di pasti a base di prodotti “ Dop “, “ Igp “, “ Doc “ e “Docg” o comunque provenienti dalla “ filiera corta “ ( almeno il 40 % ) . Un ottimo risultato, questo, conseguito grazie ad un’ampia fase partecipativa che deve diventare metodo sistematico anche in altri ambiti”.
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