(Cittadino e Provincia – Perugia, 18 febbraio ’12) – “Un “tavolo crisi” con la piena condivisione delle forze politiche rappresentate in Consiglio provinciale per monitorare le realtà economiche del territorio; agire sulla formazione professionale; ragionare sugli ammortizzatori sociali; elaborare un piano di rilancio della Fascia Appenninica; puntare sulle infrastrutture, comprese quelle informatiche”. Queste sono in sintesi le proposte che il Vice Presidente della Provincia di Perugia con delega alle Politiche del Lavoro, Servizi alle Imprese e Formazione Professionale Aviano Rossi ha elaborato per dare una risposta alla crisi Faber di Fossato di Vico che ha annunciato la chiusura dello stabilimento per delocalizzare la produzione. “Come Istituzione – ha tenuto a precisare il Vice Presidente – non sediamo nei tavoli come interlocutori formali, ma interveniamo laddove ci viene richiesto. Non c’è una ricetta predefinita, l’intervento deve essere costruito insieme tenendo conto delle peculiarità”. “Ma la crisi della multinazionale – come ha spiegato il sindaco di Fossato di Vico Mauro Monacelli - non è la sola ad aver colpito questo territorio che deve fare i conti con la chiusura della Merloni, la Grifo Latte che ha spostato la produzione in Valnerina, l’emergenza sulla Falminia per l’allacciamento con la Perugia – Ancona”. Di tutto questo si è discusso nei giorni scorsi nel corso della III Commissione consiliare permanente, presieduta da Luca Baldelli, alla quale hanno preso parte le Rsu aziendali e rappresentati delle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil, il sindaco di Fossato di Vico, Mauro Monacelli insieme ad alcuni componenti della Giunta, il suo vice Lorenzo Spigarelli e gli assessori Luigina Mirabassi ai Servizi Sociali, ed Ermenegildo Fabrizi allo Sport. A Fossato la Faber conta 197 dipendenti e l’aspetto che le parti sociali e politiche non accettano è la chiusura di uno stabilimento in “salute”, ed un fatturato in attivo, solo per motivi economici. “Non si può accettare- ha continuato Monacelli – che vi siano lavoratori di serie A e di serie B, nel senso che dei due stabilimenti, questo di Fossato e quello marchigiano di Sassoferrato gli esuberi siano computati solo per il primo”. Ma il primo cittadino non si rassegna ed è già stato fissato un Consiglio comunale aperto nel palazzetto di Fossato per sabato 25 febbraio. Maurizio Maurizi (Fiom-Cgil) ha ribadito il concetto che “ci si trova di fronte non ad un’azienda in crisi, ma ad una multinazionale che ha deciso di localizzare e basta”. Umbro Conti (Uilm) ha parlato di “impoverimento del territorio perché a catena si stanno chiudendo molte attività. È un grande dramma per le persone che non riescono a ricollocarsi nel mercato dl lavoro”. Per Adolfo Pierotti (Fim-Cisl) “è importante mettere in atto un osservatori sulle crisi”. Poi ha riferito che le “fasi delle trattative sono delicate in quanto vi è rigidità da parte dell’azienda”. Da segnalare che le organizzazioni sindacali stanno ragionando su un accordo che prevede dei 197 lavoratori in esubero, 70 vengano trasferiti nello stabilimento di Sassoferrato e per i rimanenti un incentivo all’esodo, che si attesta sui 33 mila euro. Altra questione quella del capannone, le organizzazioni sindacali, nelle loro varie articolazioni, chiedono che rimanga in uso nel territorio da parte di imprenditori interessati. Sandro Acciari (Fim-Cisl) “si domanda cosa ne sarà dei lavoratori che si vedranno diminuire lo stipendio del 65 per cento”. Per Danilo Menichetti (Rsu di Fossato) “si è spento un territorio a causa di una multinazionale e per mancanza di leggi che tutelano queste situazioni”. Nel corso della discussione vi è stata anche una testimonianza di Primo Bellini che lavora alla Faber dal 1975, rammaricato per il destino di questa azienda “che nel 2011 aveva addirittura azzerato gli infortuni sul lavoro”. Franco Granocchia (Idv) ha chiamato in causa “Sviluppumbria che deve provare a vedere se vi fosse qualche imprenditore umbro interessato ad utilizzare il capannone. Si deve avere coraggio – ha ribadito con forza e partecipazione – perché la solidarietà non serve più a niente. Responsabili anche le forze politiche per non aver legiferato in modo da tutelare i territori di fronte alle multinazionali”. Scettico, invece, sul tavolo. Anche Enrico Bastioli (Socialisti Riformisti) sottolinea “l’assenza di Regione, Sviluppumbria e Regione in questa crisi, perché una soluzione la si poteva trovare per un’azienda in salute”. Il consigliere “crede fortemente” nel tavolo permanente istituzionale. Per Laura Zampa (Pd) “Non è tornando indietro in termini di civiltà e sottrarre diritti ai lavoratori che si esce dalla crisi”. Massimiliano Capitani (Pd) ha ribadito “che la provincia in questa fase non può fare nulla per mancanza di deleghe, ma intervenire nella fase del post crisi, nella formazione”. L’impegno della Provincia continua e presto è previsto un Consiglio provinciale aperto proprio sulle crisi del territorio.
Oi12103.RB
(Cittadino e Provincia – Perugia, 18 febbraio ’12) – “Un “tavolo crisi” con la piena condivisione delle forze politiche rappresentate in Consiglio provinciale per monitorare le realtà economiche del territorio; agire sulla formazione professionale; ragionare sugli ammortizzatori sociali; elaborare un piano di rilancio della Fascia Appenninica; puntare sulle infrastrutture, comprese quelle informatiche”. Queste sono in sintesi le proposte che il Vice Presidente della Provincia di Perugia con delega alle Politiche del Lavoro, Servizi alle Imprese e Formazione Professionale Aviano Rossi ha elaborato per dare una risposta alla crisi Faber di Fossato di Vico che ha annunciato la chiusura dello stabilimento per delocalizzare la produzione. “Come Istituzione – ha tenuto a precisare il Vice Presidente – non sediamo nei tavoli come interlocutori formali, ma interveniamo laddove ci viene richiesto. Non c’è una ricetta predefinita, l’intervento deve essere costruito insieme tenendo conto delle peculiarità”. “Ma la crisi della multinazionale – come ha spiegato il sindaco di Fossato di Vico Mauro Monacelli - non è la sola ad aver colpito questo territorio che deve fare i conti con la chiusura della Merloni, la Grifo Latte che ha spostato la produzione in Valnerina, l’emergenza sulla Falminia per l’allacciamento con la Perugia – Ancona”. Di tutto questo si è discusso nei giorni scorsi nel corso della III Commissione consiliare permanente, presieduta da Luca Baldelli, alla quale hanno preso parte le Rsu aziendali e rappresentati delle segreterie provinciali di Cgil, Cisl e Uil, il sindaco di Fossato di Vico, Mauro Monacelli insieme ad alcuni componenti della Giunta, il suo vice Lorenzo Spigarelli e gli assessori Luigina Mirabassi ai Servizi Sociali, ed Ermenegildo Fabrizi allo Sport. A Fossato la Faber conta 197 dipendenti e l’aspetto che le parti sociali e politiche non accettano è la chiusura di uno stabilimento in “salute”, ed un fatturato in attivo, solo per motivi economici. “Non si può accettare- ha continuato Monacelli – che vi siano lavoratori di serie A e di serie B, nel senso che dei due stabilimenti, questo di Fossato e quello marchigiano di Sassoferrato gli esuberi siano computati solo per il primo”. Ma il primo cittadino non si rassegna ed è già stato fissato un Consiglio comunale aperto nel palazzetto di Fossato per sabato 25 febbraio. Maurizio Maurizi (Fiom-Cgil) ha ribadito il concetto che “ci si trova di fronte non ad un’azienda in crisi, ma ad una multinazionale che ha deciso di localizzare e basta”. Umbro Conti (Uilm) ha parlato di “impoverimento del territorio perché a catena si stanno chiudendo molte attività. È un grande dramma per le persone che non riescono a ricollocarsi nel mercato dl lavoro”. Per Adolfo Pierotti (Fim-Cisl) “è importante mettere in atto un osservatori sulle crisi”. Poi ha riferito che le “fasi delle trattative sono delicate in quanto vi è rigidità da parte dell’azienda”. Da segnalare che le organizzazioni sindacali stanno ragionando su un accordo che prevede dei 197 lavoratori in esubero, 70 vengano trasferiti nello stabilimento di Sassoferrato e per i rimanenti un incentivo all’esodo, che si attesta sui 33 mila euro. Altra questione quella del capannone, le organizzazioni sindacali, nelle loro varie articolazioni, chiedono che rimanga in uso nel territorio da parte di imprenditori interessati. Sandro Acciari (Fim-Cisl) “si domanda cosa ne sarà dei lavoratori che si vedranno diminuire lo stipendio del 65 per cento”. Per Danilo Menichetti (Rsu di Fossato) “si è spento un territorio a causa di una multinazionale e per mancanza di leggi che tutelano queste situazioni”. Nel corso della discussione vi è stata anche una testimonianza di Primo Bellini che lavora alla Faber dal 1975, rammaricato per il destino di questa azienda “che nel 2011 aveva addirittura azzerato gli infortuni sul lavoro”. Franco Granocchia (Idv) ha chiamato in causa “Sviluppumbria che deve provare a vedere se vi fosse qualche imprenditore umbro interessato ad utilizzare il capannone. Si deve avere coraggio – ha ribadito con forza e partecipazione – perché la solidarietà non serve più a niente. Responsabili anche le forze politiche per non aver legiferato in modo da tutelare i territori di fronte alle multinazionali”. Scettico, invece, sul tavolo. Anche Enrico Bastioli (Socialisti Riformisti) sottolinea “l’assenza di Regione, Sviluppumbria e Regione in questa crisi, perché una soluzione la si poteva trovare per un’azienda in salute”. Il consigliere “crede fortemente” nel tavolo permanente istituzionale. Per Laura Zampa (Pd) “Non è tornando indietro in termini di civiltà e sottrarre diritti ai lavoratori che si esce dalla crisi”. Massimiliano Capitani (Pd) ha ribadito “che la provincia in questa fase non può fare nulla per mancanza di deleghe, ma intervenire nella fase del post crisi, nella formazione”. L’impegno della Provincia continua e presto è previsto un Consiglio provinciale aperto proprio sulle crisi del territorio.
Oi12103.RB