Il commento del Presidente Guasticchi: "La meraviglia di una festa come La Quintana sta nella scoperta che, per quanto lunga e storicamente determinante sia la tradizione alla quale essa si rifà, la Giostra, a ben guardare.."
“La meraviglia di una festa come La Quintana sta nella scoperta che, per quanto lunga e storicamente determinante sia la tradizione alla quale essa si rifà, la Giostra, a ben guardare, è una continua invenzione del popolo dei folignati di oggi, del Novecento e del nuovo secolo, di tutti quelli che, per sessantasei edizioni, hanno letteralmente creato un nuovo medioevo, un nuovo rinascimento, una nuova epoca barocca”. “È proprio così: quando, fra molti anni, si farà ancora La Quintana e si scriveranno ancora pagine di celebrazione dell’evento, si darà atto, con uno sguardo certo più distaccato del nostro, che la Quintana, nata in un’epoca remotissima, è stata resa originale e particolarmente viva, ha ricevuto un vero e proprio format ad opera di folignati vissuti molti secoli dopo il tramonto della civiltà dei tornei e delle corse in costume con una lancia in mano. La cosa, appunto, ha del meraviglioso e del sorprendente: la creazione novecentesca della Quintana è stata come un atto riparatore verso una civiltà, verso più poche storiche, che non erano riuscite a vivere fino in fondo lo spirito della tenzone e, a mano a mano, erano arrivate – nel corso dell’Ottocento – persino a ripudiarlo. Poi, appunto, la riscoperta, che è stata ed è, anzitutto, volontà di riscoperta, cosciente operazione di rimettere la tenzone al centro della vita cittadina, consapevolezza di essere quell’epoca storica che non ne replica una precedente ma ne implica la ripresa in un progetto nuovo, attuale, contemporaneo, proiettato sul futuro. La singolarità della Quintana sta in questa originale posizione che si è scelto di assumere di fronte alla storia della propria città: non per celebrare il rito di un evento mitico o per esorcizzare funeste lotte intestine tre-quattrocentesche, alle cui dimensioni rimandano altre feste importantissime della nostra terra, ma unicamente per cercare di chiudere un cerchio, per colmare quel desiderio di festa e di comunità che la città di Foligno, nel suo passato ottocentesco, aveva voluto inibire. La differenza è di quelle sostanziali e spiega a sufficienza perché La Quintana grazie, soprattutto, a un gruppo di responsabili che garantiscono una regia impeccabile e che hanno la stima e la riconoscenza piena della Provincia di Perugia, sia così in grado di espandersi in tutta la città come oggi vediamo e, inoltre, sia capace di generare messaggi che ne nobilitano la presenza sulla scena nazionale, sia per quanto riguarda gli animali che scendono nel “Campo de li Giochi” sia per quanto riguarda l’attenzione al sociale e agli interventi per la solidarietà”. “Tenzone e attenzione, presente e futuro, individuo e comunità. Passa da queste coppie un presente fatto di emozione e di volontà di festa, che non sarà mai effimero. La velocità con la quale i cavalli e i loro cavalieri devono bruciare il tempo è segno di qualcosa che, anziché perdersi in un lampo, si espande in una dimensione universale di moto felice e colorato”
“La meraviglia di una festa come La Quintana sta nella scoperta che, per quanto lunga e storicamente determinante sia la tradizione alla quale essa si rifà, la Giostra, a ben guardare, è una continua invenzione del popolo dei folignati di oggi, del Novecento e del nuovo secolo, di tutti quelli che, per sessantasei edizioni, hanno letteralmente creato un nuovo medioevo, un nuovo rinascimento, una nuova epoca barocca”. “È proprio così: quando, fra molti anni, si farà ancora La Quintana e si scriveranno ancora pagine di celebrazione dell’evento, si darà atto, con uno sguardo certo più distaccato del nostro, che la Quintana, nata in un’epoca remotissima, è stata resa originale e particolarmente viva, ha ricevuto un vero e proprio format ad opera di folignati vissuti molti secoli dopo il tramonto della civiltà dei tornei e delle corse in costume con una lancia in mano. La cosa, appunto, ha del meraviglioso e del sorprendente: la creazione novecentesca della Quintana è stata come un atto riparatore verso una civiltà, verso più poche storiche, che non erano riuscite a vivere fino in fondo lo spirito della tenzone e, a mano a mano, erano arrivate – nel corso dell’Ottocento – persino a ripudiarlo. Poi, appunto, la riscoperta, che è stata ed è, anzitutto, volontà di riscoperta, cosciente operazione di rimettere la tenzone al centro della vita cittadina, consapevolezza di essere quell’epoca storica che non ne replica una precedente ma ne implica la ripresa in un progetto nuovo, attuale, contemporaneo, proiettato sul futuro. La singolarità della Quintana sta in questa originale posizione che si è scelto di assumere di fronte alla storia della propria città: non per celebrare il rito di un evento mitico o per esorcizzare funeste lotte intestine tre-quattrocentesche, alle cui dimensioni rimandano altre feste importantissime della nostra terra, ma unicamente per cercare di chiudere un cerchio, per colmare quel desiderio di festa e di comunità che la città di Foligno, nel suo passato ottocentesco, aveva voluto inibire. La differenza è di quelle sostanziali e spiega a sufficienza perché La Quintana grazie, soprattutto, a un gruppo di responsabili che garantiscono una regia impeccabile e che hanno la stima e la riconoscenza piena della Provincia di Perugia, sia così in grado di espandersi in tutta la città come oggi vediamo e, inoltre, sia capace di generare messaggi che ne nobilitano la presenza sulla scena nazionale, sia per quanto riguarda gli animali che scendono nel “Campo de li Giochi” sia per quanto riguarda l’attenzione al sociale e agli interventi per la solidarietà”. “Tenzone e attenzione, presente e futuro, individuo e comunità. Passa da queste coppie un presente fatto di emozione e di volontà di festa, che non sarà mai effimero. La velocità con la quale i cavalli e i loro cavalieri devono bruciare il tempo è segno di qualcosa che, anziché perdersi in un lampo, si espande in una dimensione universale di moto felice e colorato”