II Commissione Provincia ascoltata dalla Commissione regionale Affari istituzionali. Mignini: "Abbiamo bisogno di costruire certezze"
(Cittadino e Provincia) - Perugia, 13 febbraio 2014 – Approfondire il contesto normativo nazionale e l'iter della riforma regionale in corso, evitando il rischio di sovrapposizione tra nuove Province e Unioni dei Comuni. Avviare un confronto costante tra Regione e Provincia di Perugia per accompagnare il processo di riforma. Impegnarsi nella creazione di una interlocuzione costante che eviti il ripetersi degli errori generati con la riforma endoregionale. Sono queste le conclusioni che il presidente della Prima Commissione dell'Assemblea regionale, Oliviero Dottorini, ha tratto dall'incontro svoltosi ieri a Palazzo Cesaroni. L'audizione, indetta su richiesta dell'assessore provinciale Piero Mignini, che ha visto la partecipazione anche dell’assessore Domenico De Marinis e dell’intera prima Commissione consiliare provinciale presieduta da Giampiero Fugnanesi, è stata incentrata sul “futuro assetto istituzionale della Regione”, soprattutto alla luce della riforma istituzionale in via di definizione in Parlamento. Dagli interventi è emersa la richiesta di una interlocuzione costante tra Provincia e Regione che accompagni la ridefinizione del tessuto istituzionale, per evitare che vengano “ripetuti errori” e che si possa arrivare ad un sistema che “crea sovrapposizioni, svilisce la professionalità e il ruolo della Provincia, sacrifica un personale che in questi anni ha svolto un ruolo di grande importanza in settori chiave come la viabilità, l'edilizia scolastica e la manutenzione idrogeologica”.
GLI INTERVENTI.
Piero Mignini (assessore provinciale alle Riforme istituzionali ed endoregionali): “La riforma pensata dalla Regione Umbria rischia di essere superata dalla proposta Del Rio. Andrebbe chiarito cosa succederà quando le Province diverranno enti di secondo livello e chi gestirà le deleghe che la Regione ci ha affidato. Vanno chiarite le linee guida che muovono certe proposte. Siamo di fronte ad un quadro di incertezze e pressappochismo: gli stessi provvedimenti presi a livello nazionale sono di dubbia costituzionalità. Vorremmo contribuire al dibattito tenendo conto dell’esperienza fin qui maturata”.
Giampiero Rasimelli (Pd): “La Provincia venga coinvolta organicamente nel percorso di riforma che si sta avviando in Regione. Capire quale sarà il nuovo tessuto istituzionale e cogliere questa opportunità per avviare una gestione progettuale della intera materia. Il progetto di riforma del Senato vedrebbe i sindaci dei Capoluoghi impegnati sia nelle Province che nel Senato, creando una situazione ingovernabile”.
Giampiero Fugnanesi (presidente II Commissione): “Positiva l'apertura della presidente Marini ad un percorso condiviso con Comuni e Province. Negli ultimi 4 anni le Province hanno subito tagli importanti e il rispetto del Patto di stabilità è stato possibile solo grazie all'intervento della Regione. La riforma deve puntare all'efficienza economica ma anche alla salvaguardia dei servizi ai cittadini e dei posti di lavoro. Sarebbe opportuno aspettare di conoscere il disegno di riforma della Costituzione per evitare interventi da rivedere nuovamente entro breve tempo”.
Enrico Bastioli (Socialisti e Riformisti): “E’ da giugno ’12 che nutro preoccupazioni rispetto alla riforma endoregionale che di fatto non si agganciava alla riforma generale dello Stato e con il futuro delle Province. Non condividiamo il concetto delle Province come enti di secondo livello, devono essere i cittadini a scegliere e decidere, per non intaccare i livelli di democrazia. C'è preoccupazione per il ruolo dei dipendenti provinciali, quando le sue funzioni verranno svuotate. Serve una riforma che avvicini i servizi ai cittadini, riducendo la burocrazia. Le vere spese da ridurre sono in Parlamento, nelle Regioni e negli enti comunali”.
Bruno Biagiotti (Fi-Pdl): “In tutti i Paesi europei esistono enti di area vasta. Materie come le strade, l'edilizia scolastica e la tutela idrogeologica sono arrivate alle Province perché erano troppo onerose per i singoli Comuni. Dalla Bocconi al Censis tutti hanno segnalato le incongruenze di questa riforma. Facendo nascere altri enti di secondo livello si ridurranno i livelli di democrazia”.
Franco Granocchia (Idv): “Sono stati fatti degli errori, anche nella riforma delle Comunità montane. È stato deciso di avviare una riforma che colpisce l'anello debole istituzionale invece di partire dal Parlamento. Si rischia di compromettere un patrimonio di competenze e professionalità accumulato negli anni mentre dovremmo intaccare la burocrazia che soffoca i cittadini. I 1200 lavoratori della Provincia dovranno essere tutelati così come i servizi che essi assicurano ai cittadini”.
Piero Sorcini (Fi-Pdl): “Non siamo i precari di una azienda in fallimento ma rappresentanti di livelli istituzionali che devono confrontarsi. Miriamo a rendere meno traumatica possibile l'attuazione di una riforma decisa a Roma, riducendo al minimo i disservizi per i cittadini. Cittadini a cui un processo mediatico eccessivo ha additato le Province come obiettivo della rabbia accumulata”.
Laura Zampa (Pd): “Le Unioni dei Comuni rappresentano sovrapposizioni inutili che non vanno verso quella semplificazione che doveva essere stata avviata dal 1997. Il dissesto idrogeologico di questi giorni e i problemi di sicurezza degli edifici scolastici ci dicono che l'azione della Provincia rimane necessaria”.
Franco Asciutti (Ncd): “Vogliamo fornire un sostegno al processo di riforma che la Regione è chiamata a portare a termine entro giugno. Teniamo conto delle esigenze reali dei territori e formiamo un gruppo di lavoro ristretto che possa collaborare concretamente con la Commissione regionale nella discussione e nell'approvazione della riforma”.
Domenico De Marinis (assessore Gestione degli organi istituzionali provinciali): “Da tempo segnaliamo incongruenze e inesattezze della riforma Del Rio. Positiva l'idea di una interlocuzione continua tra Regione e Provincia per garantire sia i servizi ai cittadini che le professionalità accumulate negli anni da questo ente di area vasta”.
OI14068.RED
(Cittadino e Provincia) - Perugia, 13 febbraio 2014 – Approfondire il contesto normativo nazionale e l'iter della riforma regionale in corso, evitando il rischio di sovrapposizione tra nuove Province e Unioni dei Comuni. Avviare un confronto costante tra Regione e Provincia di Perugia per accompagnare il processo di riforma. Impegnarsi nella creazione di una interlocuzione costante che eviti il ripetersi degli errori generati con la riforma endoregionale. Sono queste le conclusioni che il presidente della Prima Commissione dell'Assemblea regionale, Oliviero Dottorini, ha tratto dall'incontro svoltosi ieri a Palazzo Cesaroni. L'audizione, indetta su richiesta dell'assessore provinciale Piero Mignini, che ha visto la partecipazione anche dell’assessore Domenico De Marinis e dell’intera prima Commissione consiliare provinciale presieduta da Giampiero Fugnanesi, è stata incentrata sul “futuro assetto istituzionale della Regione”, soprattutto alla luce della riforma istituzionale in via di definizione in Parlamento. Dagli interventi è emersa la richiesta di una interlocuzione costante tra Provincia e Regione che accompagni la ridefinizione del tessuto istituzionale, per evitare che vengano “ripetuti errori” e che si possa arrivare ad un sistema che “crea sovrapposizioni, svilisce la professionalità e il ruolo della Provincia, sacrifica un personale che in questi anni ha svolto un ruolo di grande importanza in settori chiave come la viabilità, l'edilizia scolastica e la manutenzione idrogeologica”.
GLI INTERVENTI.
Piero Mignini (assessore provinciale alle Riforme istituzionali ed endoregionali): “La riforma pensata dalla Regione Umbria rischia di essere superata dalla proposta Del Rio. Andrebbe chiarito cosa succederà quando le Province diverranno enti di secondo livello e chi gestirà le deleghe che la Regione ci ha affidato. Vanno chiarite le linee guida che muovono certe proposte. Siamo di fronte ad un quadro di incertezze e pressappochismo: gli stessi provvedimenti presi a livello nazionale sono di dubbia costituzionalità. Vorremmo contribuire al dibattito tenendo conto dell’esperienza fin qui maturata”.
Giampiero Rasimelli (Pd): “La Provincia venga coinvolta organicamente nel percorso di riforma che si sta avviando in Regione. Capire quale sarà il nuovo tessuto istituzionale e cogliere questa opportunità per avviare una gestione progettuale della intera materia. Il progetto di riforma del Senato vedrebbe i sindaci dei Capoluoghi impegnati sia nelle Province che nel Senato, creando una situazione ingovernabile”.
Giampiero Fugnanesi (presidente II Commissione): “Positiva l'apertura della presidente Marini ad un percorso condiviso con Comuni e Province. Negli ultimi 4 anni le Province hanno subito tagli importanti e il rispetto del Patto di stabilità è stato possibile solo grazie all'intervento della Regione. La riforma deve puntare all'efficienza economica ma anche alla salvaguardia dei servizi ai cittadini e dei posti di lavoro. Sarebbe opportuno aspettare di conoscere il disegno di riforma della Costituzione per evitare interventi da rivedere nuovamente entro breve tempo”.
Enrico Bastioli (Socialisti e Riformisti): “E’ da giugno ’12 che nutro preoccupazioni rispetto alla riforma endoregionale che di fatto non si agganciava alla riforma generale dello Stato e con il futuro delle Province. Non condividiamo il concetto delle Province come enti di secondo livello, devono essere i cittadini a scegliere e decidere, per non intaccare i livelli di democrazia. C'è preoccupazione per il ruolo dei dipendenti provinciali, quando le sue funzioni verranno svuotate. Serve una riforma che avvicini i servizi ai cittadini, riducendo la burocrazia. Le vere spese da ridurre sono in Parlamento, nelle Regioni e negli enti comunali”.
Bruno Biagiotti (Fi-Pdl): “In tutti i Paesi europei esistono enti di area vasta. Materie come le strade, l'edilizia scolastica e la tutela idrogeologica sono arrivate alle Province perché erano troppo onerose per i singoli Comuni. Dalla Bocconi al Censis tutti hanno segnalato le incongruenze di questa riforma. Facendo nascere altri enti di secondo livello si ridurranno i livelli di democrazia”.
Franco Granocchia (Idv): “Sono stati fatti degli errori, anche nella riforma delle Comunità montane. È stato deciso di avviare una riforma che colpisce l'anello debole istituzionale invece di partire dal Parlamento. Si rischia di compromettere un patrimonio di competenze e professionalità accumulato negli anni mentre dovremmo intaccare la burocrazia che soffoca i cittadini. I 1200 lavoratori della Provincia dovranno essere tutelati così come i servizi che essi assicurano ai cittadini”.
Piero Sorcini (Fi-Pdl): “Non siamo i precari di una azienda in fallimento ma rappresentanti di livelli istituzionali che devono confrontarsi. Miriamo a rendere meno traumatica possibile l'attuazione di una riforma decisa a Roma, riducendo al minimo i disservizi per i cittadini. Cittadini a cui un processo mediatico eccessivo ha additato le Province come obiettivo della rabbia accumulata”.
Laura Zampa (Pd): “Le Unioni dei Comuni rappresentano sovrapposizioni inutili che non vanno verso quella semplificazione che doveva essere stata avviata dal 1997. Il dissesto idrogeologico di questi giorni e i problemi di sicurezza degli edifici scolastici ci dicono che l'azione della Provincia rimane necessaria”.
Franco Asciutti (Ncd): “Vogliamo fornire un sostegno al processo di riforma che la Regione è chiamata a portare a termine entro giugno. Teniamo conto delle esigenze reali dei territori e formiamo un gruppo di lavoro ristretto che possa collaborare concretamente con la Commissione regionale nella discussione e nell'approvazione della riforma”.
Domenico De Marinis (assessore Gestione degli organi istituzionali provinciali): “Da tempo segnaliamo incongruenze e inesattezze della riforma Del Rio. Positiva l'idea di una interlocuzione continua tra Regione e Provincia per garantire sia i servizi ai cittadini che le professionalità accumulate negli anni da questo ente di area vasta”.
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