Siglato protocollo d'intesa con A.M.A.T.A Umbria - Rossi, "Le istituzioni devono essere a fianco dei cittadini"
(Cittadino e Provincia – Perugia, 20 agosto 2010) – Si comincia con il non ricordarsi cosa si è mangiato a pranzo, cosa si è fatto durante il giorno, oppure di andare ad un appuntamento importante, poi man mano che il deficit aumenta, la perdita della memoria arriva ai fatti della propria vita o eventi del passato, fino ad interessare le conoscenze acquisite. Questo è l’Alzheimer, con casi in crescente aumento in tutto il mondo fino a stimare un raddoppio da qui ai prossimi 20 anni: da 65,7 milioni nel 2030 e ben 115,4 milioni nel 2050, mentre in Italia si conta quasi un milione di casi. Il 21 settembre si celebra la Giornata Mondiale di questa forma di demenza tra le più diffuse (80-85% dei casi) e la Provincia di Perugia ha deciso di impegnarsi in prima linea. A tal proposito è stato siglato nella giornata odierna alla sala Pagliacci della Provincia un protocollo d’intesa tra l’Ente di Piazza Italia e A.M.A.T.A Umbria (Associazione Malati di Alzheimer e Telefono Alzheimer sezione provinciale di Perugia) nell’ambito della presentazione alla stampa dell’attività dell’associazione no profit. Erano presenti per la Provincia il Vice presidente Aviano Rossi, per Amata Umbria la Presidente Annalisa Longo, Patrizia Mecocci Direttore dell’Istituto Gerontologia e Geriatria dell’Università degli Studi di Perugia e Maria Adelaide Aguzzi familiare di una malata di Alzheimer. Di quanto sia diffusa tale realtà e di come si complessa la vita quando si ha in casa un malato di Alzheimer il Vice presidente Rossi ha fornito qualche dato: “la famiglia – ha spiegato - rimane il principale strumento di assistenza domiciliare. In genere è una donna a farsi carico dell’assistito sette giorni su sette. Purtroppo l’Alzheimer fa due malati: chi ne è affetto e chi lo assiste. L’87,3% dei familiari intervistati che si occupano di assistenza ad un caso di Alzheimer, afferma di sentirsi spossato, il 53,6% indica di non dormire a sufficienza, il 43,1% di soffrire di depressione, il 31,9% segnala di aver subito modificazioni rilevanti del proprio peso, il 20% di essere stato costretto a ricorrere all’uso di farmaci per meglio sopportare il proprio stato di sofferenza psicologica. Tra i farmaci più assunti il 30% è rappresentato dagli antidepressivi, il 29% dagli ansiolitici. Non è infine insignificante il costo economico di tale assistenza, calcolato in circa 60 mila euro l'anno tra costi diretti (25%) e costi indiretti (75,6%), questi ultimi prevalentemente a carico della famiglia. Da un punto di vista terapeutico – ha continuato -, progressi scientifici sono stati fatti ed una efficiente risposta al problema dell’Alzheimer non può che avvenire dal contributo delle associazioni, come A.M.A.T.A. Umbria, che mettono insieme persone con demenza, i loro familiari, gli assistenti socio-sanitari, i ricercatori, fornendo supporto pratico e consigli, sostegno legale e corsi di formazione sulla gestione dei malati”. In questo quadro sii inserisce il ruolo della Provincia, “per questo – ha sottolineato il Vice presidente - le istituzioni devono collaborare in modo sempre più stretto con le associazioni Alzheimer che conoscono molto bene i bisogni dei pazienti, ma anche dei loro familiari e questo è ciò che ha scelto di fare la Provincia di Perugia che oggi sottoscrive un protocollo di intesa con A.M.A.T.A. Umbria, al fine di collaborare per progettare e realizzare ogni iniziativa finalizzata alla raccolta di fondi o all’avvicinamento di persone disponibili a fare del volontariato con A.M.A.T.A. Umbria; organizzare iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e diffondere la conoscenza di questa malattia; promuovere la ricerca e creare servizi idonei, fornendo risposte concrete alle complesse necessità che la malattia comporta, utilizzando la rete di Sportelli del Cittadino e Servizi Decentrati; offrire uno spazio sul proprio Portale per il Telefono Alzheimer, finalizzato al servizio di informazioni sulla malattia. A breve – ha annunciato Rossi – la Provincia istituirà un numero verde che servirà a mettere in collegamento gli utenti con le associazioni del territorio che compongono il tavolo permanete delle associazioni”. Rossi ha, inoltre, annunciato che la Provincia di Perugia vorrà dare un contributo nella redazione del Piano Sanitario Regionale. La presidente di Amata Umbria ha tenuto a sottolinea come in caso di questa malattia “la medicina può dare solo una parte di risposte ed ecco il motivo per cui l’associazione è composta da una molteplicità di figure”. La Professoressa Mecocci ha parlato del malato di Alzheimer come di una persona che vede le luci della vita man mano spegnersi intorno a sé per lasciare spazio alla paura di vivere isolati dal mondo circostante. “La sfida maggiore sta nella ricerca per riuscire a capire perché avvengano certe malattie e se si possano prevenire alla luce dell’invecchiamento della popolazione”. Toccante la testimonianza diretta di Maria Adelaide Aguzzi la quale ha rimarcato il ruolo fondamentale dell’associazione (di cui fa parte da più di dieci anni) “per non sentirsi isolati anche nei momenti di disperazione e sconforto e per avere una valido supporto sia medico che psicologico e di aiuto vero e proprio”.
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(Cittadino e Provincia – Perugia, 20 agosto 2010) – Si comincia con il non ricordarsi cosa si è mangiato a pranzo, cosa si è fatto durante il giorno, oppure di andare ad un appuntamento importante, poi man mano che il deficit aumenta, la perdita della memoria arriva ai fatti della propria vita o eventi del passato, fino ad interessare le conoscenze acquisite. Questo è l’Alzheimer, con casi in crescente aumento in tutto il mondo fino a stimare un raddoppio da qui ai prossimi 20 anni: da 65,7 milioni nel 2030 e ben 115,4 milioni nel 2050, mentre in Italia si conta quasi un milione di casi. Il 21 settembre si celebra la Giornata Mondiale di questa forma di demenza tra le più diffuse (80-85% dei casi) e la Provincia di Perugia ha deciso di impegnarsi in prima linea. A tal proposito è stato siglato nella giornata odierna alla sala Pagliacci della Provincia un protocollo d’intesa tra l’Ente di Piazza Italia e A.M.A.T.A Umbria (Associazione Malati di Alzheimer e Telefono Alzheimer sezione provinciale di Perugia) nell’ambito della presentazione alla stampa dell’attività dell’associazione no profit. Erano presenti per la Provincia il Vice presidente Aviano Rossi, per Amata Umbria la Presidente Annalisa Longo, Patrizia Mecocci Direttore dell’Istituto Gerontologia e Geriatria dell’Università degli Studi di Perugia e Maria Adelaide Aguzzi familiare di una malata di Alzheimer. Di quanto sia diffusa tale realtà e di come si complessa la vita quando si ha in casa un malato di Alzheimer il Vice presidente Rossi ha fornito qualche dato: “la famiglia – ha spiegato - rimane il principale strumento di assistenza domiciliare. In genere è una donna a farsi carico dell’assistito sette giorni su sette. Purtroppo l’Alzheimer fa due malati: chi ne è affetto e chi lo assiste. L’87,3% dei familiari intervistati che si occupano di assistenza ad un caso di Alzheimer, afferma di sentirsi spossato, il 53,6% indica di non dormire a sufficienza, il 43,1% di soffrire di depressione, il 31,9% segnala di aver subito modificazioni rilevanti del proprio peso, il 20% di essere stato costretto a ricorrere all’uso di farmaci per meglio sopportare il proprio stato di sofferenza psicologica. Tra i farmaci più assunti il 30% è rappresentato dagli antidepressivi, il 29% dagli ansiolitici. Non è infine insignificante il costo economico di tale assistenza, calcolato in circa 60 mila euro l'anno tra costi diretti (25%) e costi indiretti (75,6%), questi ultimi prevalentemente a carico della famiglia. Da un punto di vista terapeutico – ha continuato -, progressi scientifici sono stati fatti ed una efficiente risposta al problema dell’Alzheimer non può che avvenire dal contributo delle associazioni, come A.M.A.T.A. Umbria, che mettono insieme persone con demenza, i loro familiari, gli assistenti socio-sanitari, i ricercatori, fornendo supporto pratico e consigli, sostegno legale e corsi di formazione sulla gestione dei malati”. In questo quadro sii inserisce il ruolo della Provincia, “per questo – ha sottolineato il Vice presidente - le istituzioni devono collaborare in modo sempre più stretto con le associazioni Alzheimer che conoscono molto bene i bisogni dei pazienti, ma anche dei loro familiari e questo è ciò che ha scelto di fare la Provincia di Perugia che oggi sottoscrive un protocollo di intesa con A.M.A.T.A. Umbria, al fine di collaborare per progettare e realizzare ogni iniziativa finalizzata alla raccolta di fondi o all’avvicinamento di persone disponibili a fare del volontariato con A.M.A.T.A. Umbria; organizzare iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e diffondere la conoscenza di questa malattia; promuovere la ricerca e creare servizi idonei, fornendo risposte concrete alle complesse necessità che la malattia comporta, utilizzando la rete di Sportelli del Cittadino e Servizi Decentrati; offrire uno spazio sul proprio Portale per il Telefono Alzheimer, finalizzato al servizio di informazioni sulla malattia. A breve – ha annunciato Rossi – la Provincia istituirà un numero verde che servirà a mettere in collegamento gli utenti con le associazioni del territorio che compongono il tavolo permanete delle associazioni”. Rossi ha, inoltre, annunciato che la Provincia di Perugia vorrà dare un contributo nella redazione del Piano Sanitario Regionale. La presidente di Amata Umbria ha tenuto a sottolinea come in caso di questa malattia “la medicina può dare solo una parte di risposte ed ecco il motivo per cui l’associazione è composta da una molteplicità di figure”. La Professoressa Mecocci ha parlato del malato di Alzheimer come di una persona che vede le luci della vita man mano spegnersi intorno a sé per lasciare spazio alla paura di vivere isolati dal mondo circostante. “La sfida maggiore sta nella ricerca per riuscire a capire perché avvengano certe malattie e se si possano prevenire alla luce dell’invecchiamento della popolazione”. Toccante la testimonianza diretta di Maria Adelaide Aguzzi la quale ha rimarcato il ruolo fondamentale dell’associazione (di cui fa parte da più di dieci anni) “per non sentirsi isolati anche nei momenti di disperazione e sconforto e per avere una valido supporto sia medico che psicologico e di aiuto vero e proprio”.
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