Audizione della terza Commissione Consiliare della Provincia di Perugia nel Carcere di Spoleto
(Cittadino e Provincia – Spoleto, 23 giugno ’10) - La 3^ Commissione Consiliare della Provincia di Perugia, presieduta da Luca Baldelli, è stata ricevuta dal dottor Ernesto Padovani e dal dottor Claime Montechiani, rispettivamente direttore della Casa di reclusione di Maiano (Spoleto) e Comandante degli agenti della Polizia Penitenziaria operativi nella struttura carceraria, accogliendo l'indicazione contenuta nell'ordine del giorno presentato dai consiglieri del Partito Democratico, Laura Zampa e Massimiliano Capitani. Un confronto-verifica sulla critica situazione in cui versa la Casa di reclusione di Maiano, dopo le recenti decisioni adottate dall’Amministrazione Penitenziaria e dal Ministero di Grazia e Giustizia che hanno comportato il trasferimento di detenuti nella struttura spoletina, portando il piano di capienza regolamentare, prima fissato a circa 400 unità, a 721 con la possibilità, con l’apertura di un nuovo reparto, di raggiungere le 750 unità. Il tutto a fronte di un organico del personale preposto alla vigilanza al di sotto di quanto previsto. Durante l'incontro il direttore Padovani ha evidenziato come il settore nel suo complesso sia attraversato da una notevole crisi. “L'indirizzo politico – ha dichiarato – va lealmente rispettato, ma è preciso dovere di chi dirige segnalare le criticità. Siamo infatti in una fase di sofferenza sia per gli operatori della Polizia penitenziaria e per il personale civile che per i detenuti. Le verifiche sul campo – ha aggiunto Padovani - incoraggiano a credere che il lavoro svolto sia ancora positivo, soprattutto grazie all’opera di rieducazione ed integrazione attraverso esperienze di formazione, istruzione, lavoro. Ma il 'dopo' è molto complicato ed il momento di crisi generale non aiuta certamente. Manifestare garbatamente il proprio dissenso diventa necessario, perché se si abbassa il livello del servizio si rischia di aumentare il margine di errore”. In sostanza all'interno della Casa di reclusione di Maiano si cerca di operare in termini di “decoro, dignità, rispetto”, ma le difficoltà del momento rendono tutto molto complicato e gli stessi operatori rischiano di non riconoscersi nei propri ruoli di educatori. E a proposito di operatori il rischio è che vengano loro violati i diritti più semplici come ferie, congedi e riposo dai turni di lavoro. Il tavolo sindacale è aperto ma mai come ora è difficile il rispetto dei diritti dei lavoratori. Nonostante questo il personale è motivato e, nella maggioranza dei casi, fattivo e collaborativo. Il loro senso di responsabilità si riflette sui detenuti che rispondono con altrettanta collaborazione e responsabilità. “Il clima – ha concluso Padovani - è ancora positivo, ma per quanto si riuscirà a mantenerlo?”. Un dubbio legato al sovraffollamento del carcere ormai al limite delle possibilità di accoglienza dignitosa dei detenuti. L’Istituto, infatti, è stato costruito sui parametri di una edilizia penitenziaria innovativa, che ben coniugava la privacy con la vita di relazione, ma ora che il numero dei detenuti è stato quasi raddoppiato non c’è più il rispetto degli spazi minimi. Basti pensare che una delle sale ricreative è stata trasformata in camerata con 10 posti letto. I servizi strutturati per 400 detenuti non sono sufficienti, cucina, servizi igienici, addirittura le condutture sono entrate in crisi intasandosi e mancano oggetti d'uso comune essenziali come la carta igienica e il sapone. Il Comandante Montechiani ha spiegato come dal 2007 la Polizia penitenziaria è passata da 400 operatori a 367, per contro i detenuti sono aumentati da 270 a 630 e continuano ad aumentare, le sezioni sono passate da 13 a 19, il monte ore per gli straordinari è passato da 46000 euro a 31000, di cui 28000 servono per pagare gli arretrati. “Si va avanti – ha detto il Comandante - grazie alla collaborazione e alla grande professionalità degli operatori. Inoltre, sono aumentati i servizi che competono alla polizia penitenziaria (traduzioni e parte burocratica) e così la disponibilità per le attività di relazione ed integrazione è molto limitata”. La visita ha concesso di evidenziare le tante risorse che rimangono così inespresse: la biblioteca, il laboratorio di rilegatoria, la sartoria, la moderna ed attrezzata falegnameria, vanto della casa di reclusione che tanti progetti, anche di integrazione hanno permesso. Il dottor Padovani spera che i corsi di formazione che inizieranno grazie ad un nuovo finanziamento di Provincia e Regione, si possano poi tradurre, magari con accordi con aziende locali in occasioni di reinserimento lavorativo, che solo garantisce il vero recupero. Il presidente della 3^ Commissione consiliare Luca Balzelli, nel ringraziare i due direttori per la possibilità offerta di conoscere da vicino la realtà della Casa di reclusione spoletina, ha auspicato che la Provincia di Perugia possa, nei propri ambiti istituzionali, sostenere le ragioni delle strutture carcerarie del territorio alle prese con problematiche pressanti, sia per quanto riguarda la situazione dei detenuti, sia per quanto concerne quella della Polizia Penitenziaria e degli operatori del settore. Laura Zampa ha evidenziato come l'ordine del giorno presentato in Consiglio provinciale con il collega Capitani, sia scaturito “dal grido di allarme degli operatori del settore” e come si ricolleghi “anche al ruolo che a Spoleto ha sempre svolto la Casa di reclusione con i suoi progetti di integrazione e di inclusione, le scelte che il Ministero sta compiendo – ha aggiunto la rappresentante del Pd - rischiano di mettere in discussione un modello di integrazione tra la realtà carceraria e il territorio che è stata di esempio per importanti innovazioni in quanto il rapporto fin qui costruito con il contributo delle Istituzioni tra la Struttura e la Città ha garantito un importante clima di coesione sociale. Si rischia, inoltre, di porre tutto il sistema in condizioni di grande insicurezza”. A seguito dell'incontro sarà presentato un documento da porre alla discussione della Commissione e del Consiglio, con il quale si invita il Presidente della Provincia e la Giunta Provinciale, nel suo ruolo di attenzione ai cittadini ed al loro benessere ed allo sviluppo dei territori a favorire processi tesi alla richiesta presso le Autorità competenti e le parti politiche, di procedere ad atti volti al miglioramento delle infrastrutture ed alla integrazione degli organici del personale; ad investire sulla ricerca di percorsi paralleli che favoriscano la costruzione di misure alternative di prevenzione e recupero.
Oi10293.GC
(Cittadino e Provincia – Spoleto, 23 giugno ’10) - La 3^ Commissione Consiliare della Provincia di Perugia, presieduta da Luca Baldelli, è stata ricevuta dal dottor Ernesto Padovani e dal dottor Claime Montechiani, rispettivamente direttore della Casa di reclusione di Maiano (Spoleto) e Comandante degli agenti della Polizia Penitenziaria operativi nella struttura carceraria, accogliendo l'indicazione contenuta nell'ordine del giorno presentato dai consiglieri del Partito Democratico, Laura Zampa e Massimiliano Capitani. Un confronto-verifica sulla critica situazione in cui versa la Casa di reclusione di Maiano, dopo le recenti decisioni adottate dall’Amministrazione Penitenziaria e dal Ministero di Grazia e Giustizia che hanno comportato il trasferimento di detenuti nella struttura spoletina, portando il piano di capienza regolamentare, prima fissato a circa 400 unità, a 721 con la possibilità, con l’apertura di un nuovo reparto, di raggiungere le 750 unità. Il tutto a fronte di un organico del personale preposto alla vigilanza al di sotto di quanto previsto. Durante l'incontro il direttore Padovani ha evidenziato come il settore nel suo complesso sia attraversato da una notevole crisi. “L'indirizzo politico – ha dichiarato – va lealmente rispettato, ma è preciso dovere di chi dirige segnalare le criticità. Siamo infatti in una fase di sofferenza sia per gli operatori della Polizia penitenziaria e per il personale civile che per i detenuti. Le verifiche sul campo – ha aggiunto Padovani - incoraggiano a credere che il lavoro svolto sia ancora positivo, soprattutto grazie all’opera di rieducazione ed integrazione attraverso esperienze di formazione, istruzione, lavoro. Ma il 'dopo' è molto complicato ed il momento di crisi generale non aiuta certamente. Manifestare garbatamente il proprio dissenso diventa necessario, perché se si abbassa il livello del servizio si rischia di aumentare il margine di errore”. In sostanza all'interno della Casa di reclusione di Maiano si cerca di operare in termini di “decoro, dignità, rispetto”, ma le difficoltà del momento rendono tutto molto complicato e gli stessi operatori rischiano di non riconoscersi nei propri ruoli di educatori. E a proposito di operatori il rischio è che vengano loro violati i diritti più semplici come ferie, congedi e riposo dai turni di lavoro. Il tavolo sindacale è aperto ma mai come ora è difficile il rispetto dei diritti dei lavoratori. Nonostante questo il personale è motivato e, nella maggioranza dei casi, fattivo e collaborativo. Il loro senso di responsabilità si riflette sui detenuti che rispondono con altrettanta collaborazione e responsabilità. “Il clima – ha concluso Padovani - è ancora positivo, ma per quanto si riuscirà a mantenerlo?”. Un dubbio legato al sovraffollamento del carcere ormai al limite delle possibilità di accoglienza dignitosa dei detenuti. L’Istituto, infatti, è stato costruito sui parametri di una edilizia penitenziaria innovativa, che ben coniugava la privacy con la vita di relazione, ma ora che il numero dei detenuti è stato quasi raddoppiato non c’è più il rispetto degli spazi minimi. Basti pensare che una delle sale ricreative è stata trasformata in camerata con 10 posti letto. I servizi strutturati per 400 detenuti non sono sufficienti, cucina, servizi igienici, addirittura le condutture sono entrate in crisi intasandosi e mancano oggetti d'uso comune essenziali come la carta igienica e il sapone. Il Comandante Montechiani ha spiegato come dal 2007 la Polizia penitenziaria è passata da 400 operatori a 367, per contro i detenuti sono aumentati da 270 a 630 e continuano ad aumentare, le sezioni sono passate da 13 a 19, il monte ore per gli straordinari è passato da 46000 euro a 31000, di cui 28000 servono per pagare gli arretrati. “Si va avanti – ha detto il Comandante - grazie alla collaborazione e alla grande professionalità degli operatori. Inoltre, sono aumentati i servizi che competono alla polizia penitenziaria (traduzioni e parte burocratica) e così la disponibilità per le attività di relazione ed integrazione è molto limitata”. La visita ha concesso di evidenziare le tante risorse che rimangono così inespresse: la biblioteca, il laboratorio di rilegatoria, la sartoria, la moderna ed attrezzata falegnameria, vanto della casa di reclusione che tanti progetti, anche di integrazione hanno permesso. Il dottor Padovani spera che i corsi di formazione che inizieranno grazie ad un nuovo finanziamento di Provincia e Regione, si possano poi tradurre, magari con accordi con aziende locali in occasioni di reinserimento lavorativo, che solo garantisce il vero recupero. Il presidente della 3^ Commissione consiliare Luca Balzelli, nel ringraziare i due direttori per la possibilità offerta di conoscere da vicino la realtà della Casa di reclusione spoletina, ha auspicato che la Provincia di Perugia possa, nei propri ambiti istituzionali, sostenere le ragioni delle strutture carcerarie del territorio alle prese con problematiche pressanti, sia per quanto riguarda la situazione dei detenuti, sia per quanto concerne quella della Polizia Penitenziaria e degli operatori del settore. Laura Zampa ha evidenziato come l'ordine del giorno presentato in Consiglio provinciale con il collega Capitani, sia scaturito “dal grido di allarme degli operatori del settore” e come si ricolleghi “anche al ruolo che a Spoleto ha sempre svolto la Casa di reclusione con i suoi progetti di integrazione e di inclusione, le scelte che il Ministero sta compiendo – ha aggiunto la rappresentante del Pd - rischiano di mettere in discussione un modello di integrazione tra la realtà carceraria e il territorio che è stata di esempio per importanti innovazioni in quanto il rapporto fin qui costruito con il contributo delle Istituzioni tra la Struttura e la Città ha garantito un importante clima di coesione sociale. Si rischia, inoltre, di porre tutto il sistema in condizioni di grande insicurezza”. A seguito dell'incontro sarà presentato un documento da porre alla discussione della Commissione e del Consiglio, con il quale si invita il Presidente della Provincia e la Giunta Provinciale, nel suo ruolo di attenzione ai cittadini ed al loro benessere ed allo sviluppo dei territori a favorire processi tesi alla richiesta presso le Autorità competenti e le parti politiche, di procedere ad atti volti al miglioramento delle infrastrutture ed alla integrazione degli organici del personale; ad investire sulla ricerca di percorsi paralleli che favoriscano la costruzione di misure alternative di prevenzione e recupero.
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