La nuova edizione si apre con una visita guidata all'ex Convento e Chiesa di S. Bevignate a Perugia, per poi proseguire, con sette diversi appuntamenti: Villa Redenta a Spoleto (14 giugno), Orto medievale di S. Pietro a Perugia (19 giugno), Parco Ranghiasci Brancaleoni a Gubbio (27 giugno), Palazzo di Bagnaia (4 luglio), Castello di Petroia a Gubbio (11 luglio), Villa Aganoor Pompilj (5 settembre) e per chiudere visita guidata a Villa Fidelia e Chiesa di S. Claudio a Spello (12 settembre).
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 9 giugno ’09 - Sabato 13 giugno prende il via “Storie di Ville e Giardini” 2009 (alla sua quinta edizione) con le nuove proposte volte alla valorizzazione delle residenze signorili e del loro patrimonio naturalistico. “Storie di… - come sottolineano i promotori – prosegue nell’obiettivo di far conoscere ai cittadini la ricchezza e la grande offerta del nostro patrimonio storico, architettonico e paesaggistico che ben si coniuga con le numerose proposte culturali ed artistiche del territorio umbro”. L’ormai consueta manifestazione, organizzata dall’Assessorato al Turismo e Cultura della Provincia di Perugia, si apre con una visita guidata all’ex Convento e Chiesa di S. Bevignate a Perugia, per poi proseguire, con sette diversi appuntamenti, alla scoperta di storiche dimore signorili, circondate da suggestivi parchi e giardini: Villa Redenta a Spoleto (14 giugno), Orto medievale di S. Pietro a Perugia (19 giugno), Parco Ranghiasci Brancaleoni a Gubbio (27 giugno), Palazzo di Bagnaia (4 luglio), Castello di Petroia a Gubbio (11 luglio), Villa Aganoor Pompilj (5 settembre) e per chiudere visita guidata a Villa Fidelia e Chiesa di S. Claudio a Spello (12 settembre). La manifestazione si avvale del prezioso apporto dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, Sezione Umbria. Apporto che ha le sue radici nel Protocollo d’Intesa tra l’Associazione e la Provincia e che risulta tanto più valido perché permette di aprire le porte di luoghi la cui storia è tutt’ora vitale: dimore che non sono certo musei di se stesse, ma dove vivono le famiglie che con grande passione le custodiscono. Questa quinta edizione conferma anche la collaborazione dei Comuni coinvolti nel progetto, Gubbio, Perugia, Magione, Spello e Spoleto, nonché la partecipazione del Conservatorio di Musica di Perugia e del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”.
La partecipazione alle visite guidate è gratuita, ma la prenotazione obbligatoria. Le visite sono a numero chiuso). Per informazioni e prenotazioni Ufficio Promozione Turistica tel. 075.3681462 – 335.7196762 – dal lunedì al venerdì ore 9.00 - 13.00.
Info: www.provincia.perugia.it - turismo@provincia.perugia.it.
Scheda 1° visita - San Bevignate
La chiesa di San Bevignate, ha riaperto le porte. Per molti anni, usata nei modi più diversi, la portentosa chiesa alle porte di Perugia è ora, dopo un lungo periodo di restauro, di nuovo visitabile e godibile. All’interno, uno dei pochi cicli di affreschi sull’epopea dei Monaci Cavalieri, i Templari, meglio conservati al mondo. Ma le storie che queste immagini raccontano non riguardano solo i cavalieri e le loro gesta in Terra Santa, ci parlano anche di un misterioso “Santo perugino” e di una delle pratiche di espiazione medievale, nata a Perugia e poi diffusasi nel resto della penisola ed oltre. Ci troviamo quindi di fronte all’intreccio di tre storie: una importante Commenda Templare, la storia di San Bevignate e Raniero Fasani, iniziatore del movimento dei disciplinati. Queste tre storie, mescolate ma ben individuabili, ci vengono offerte dagli affreschi, a partire da quelli dell’abside, in cui accanto ai più chiari simboli cristologici, troviamo il “Santo”, titolare della chiesa stessa, accanto ad un vescovo, e troviamo anche uno dei pochi ritratti di Raniero Fasani, con i suoi seguaci, nell’uso del flagello, come atto di espiazione pubblica delle proprie colpe. Ancora oggi non sappiamo bene chi fosse Bevignate, mai canonizzato dalla Chiesa, ma definito Santo dal Comune di Perugia, una inconsueta “canonizzazione laica”, con tanto di festa, processione e culto delle reliquie. Un eremita del ‘200, un soldato germanico che arriva in zona nel V sec, o, come sostiene Chiara Frugoni, monaco templare? Quest’ultima, affascinante ipotesi, spiegherebbe l’impegno dei monaci per una canonizzazione ed anche il perché dell’intitolazione della chiesa. A tutto ciò, fa da contraltare, nella parete di controfacciata, un vero e proprio manifesto politico dell’ordine dei Templari. Le minacce e le gesta, la collaborazione con altri ordini cavalieri, presenti in terra santa, in sintesi la realtà delle Crociate. Queste immagini sostituiscono il Giudizio, in generale dipinto proprio in questa parte della chiesa ma in questo caso relegato nel coro, la parte più “privata” dell’edificio. Molte altre immagini, simboli e racconti, si trovano nelle pareti, in cui si sovrappongono, oltre che storie, anche periodi, fatti ed artisti diversi. Le sorprese ed i misteri non finiscono però con la chiesa, perché proprio durante gli ultimi restauri, sotto il pavimento è stata rinvenuta e risistemata una vasta area archeologica. Bisogna quindi fare un gran salto nel passato e portarci nella Perugia dei primi secoli d.C.. Ci troviamo all’interno di una Fullonica, ossia di una lavanderia – tintoria, dove si svolgevano le varie fasi di lavorazione dei tessuti. I resti di cinque vasche affiancate, una complessa canalizzazione in muratura e vari reperti, ceramiche, monete, ci introducono in una officina, le cui vicende costruttive sono ancora allo studio. La struttura si sovrappone ad una Domus, più antica, di cui rimane un lacerto di mosaico geometrico.
Sui resti di un’antica villa romana, edificata al di fuori della cinta muraria di Spoletium, si erge uno dei più interessanti esempi di villa suburbana dell’Umbria. Si tratta di Villa Redenta, già residenza nobiliare appartenuta all’antica famiglia spoletina dei Martorelli Orsini. La prima notizia documentata risale al 1603, quando la villa veniva chiamata “pulchrum palatium”. L’attuale aspetto architettonico di Villa Redenta risale invece al periodo a cavallo tra ‘700 e ‘800, allorché i nuovi proprietari, i marchesi Loccatelli, realizzarono un complesso di più edifici attorno ad una struttura principale caratterizzata da un casino dalle torri angolari quadrate.
Messa all’asta nel 1823, la villa venne poi acquistata dal marchese Francesco Marignoli per quattromila scudi, per essere nuovamente ceduta, l’anno seguente, a papa Leone XII dei Marchesi della Genga. La gloria della sua casata è infatti ancora rappresentata sul soffitto del salone. Ma poiché alla fine dell’ottocento il palazzo ritornò alla famiglia Marignoli, la villa, fino ad allora conosciuta con il nome “ i Casini”, si guadagnò l’attuale appellativo di “Redenta”.
Fu il Marignoli a realizzare il bellissimo parco caratterizzato da circa ottocentocinquanta latifoglie e da sessantasei aghifoglie di altezza superiore ai tre metri. Accanto alle numerose piante autoctone, il giardino ospita anche piante originarie di lontani paesi e alberi secolari nati addirittura agli inizi del diciottesimo secolo. Tra gli esemplari più interessanti vi è uno splendido e raro cedro del libano che vanta circa trecento anni! Ultrasecolare è anche la magnolia grandiflora adiacente alla coffee-house, l’accogliente struttura in stile tardo rococò, che allietò i soggiorni degli ospiti dei marchesi, tra cui si annoverano anche i due pontefici Pio VI e Pio VII.
Nel 1973 la villa venne acquistata dall’amministrazione provinciale di Perugia, che aprì il parco al pubblico. E nel 2004, dopo un completo restauro, la villa fu infine consegnata alla Fondazione Villa Redenta, della quale fanno parte sia la Provincia di Perugia che il Comune di Spoleto.
Tur09008.GC
(Cittadino e Provincia) – Perugia, 9 giugno ’09 - Sabato 13 giugno prende il via “Storie di Ville e Giardini” 2009 (alla sua quinta edizione) con le nuove proposte volte alla valorizzazione delle residenze signorili e del loro patrimonio naturalistico. “Storie di… - come sottolineano i promotori – prosegue nell’obiettivo di far conoscere ai cittadini la ricchezza e la grande offerta del nostro patrimonio storico, architettonico e paesaggistico che ben si coniuga con le numerose proposte culturali ed artistiche del territorio umbro”. L’ormai consueta manifestazione, organizzata dall’Assessorato al Turismo e Cultura della Provincia di Perugia, si apre con una visita guidata all’ex Convento e Chiesa di S. Bevignate a Perugia, per poi proseguire, con sette diversi appuntamenti, alla scoperta di storiche dimore signorili, circondate da suggestivi parchi e giardini: Villa Redenta a Spoleto (14 giugno), Orto medievale di S. Pietro a Perugia (19 giugno), Parco Ranghiasci Brancaleoni a Gubbio (27 giugno), Palazzo di Bagnaia (4 luglio), Castello di Petroia a Gubbio (11 luglio), Villa Aganoor Pompilj (5 settembre) e per chiudere visita guidata a Villa Fidelia e Chiesa di S. Claudio a Spello (12 settembre). La manifestazione si avvale del prezioso apporto dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, Sezione Umbria. Apporto che ha le sue radici nel Protocollo d’Intesa tra l’Associazione e la Provincia e che risulta tanto più valido perché permette di aprire le porte di luoghi la cui storia è tutt’ora vitale: dimore che non sono certo musei di se stesse, ma dove vivono le famiglie che con grande passione le custodiscono. Questa quinta edizione conferma anche la collaborazione dei Comuni coinvolti nel progetto, Gubbio, Perugia, Magione, Spello e Spoleto, nonché la partecipazione del Conservatorio di Musica di Perugia e del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli”.
La partecipazione alle visite guidate è gratuita, ma la prenotazione obbligatoria. Le visite sono a numero chiuso). Per informazioni e prenotazioni Ufficio Promozione Turistica tel. 075.3681462 – 335.7196762 – dal lunedì al venerdì ore 9.00 - 13.00.
Info: www.provincia.perugia.it - turismo@provincia.perugia.it.
Scheda 1° visita - San Bevignate
La chiesa di San Bevignate, ha riaperto le porte. Per molti anni, usata nei modi più diversi, la portentosa chiesa alle porte di Perugia è ora, dopo un lungo periodo di restauro, di nuovo visitabile e godibile. All’interno, uno dei pochi cicli di affreschi sull’epopea dei Monaci Cavalieri, i Templari, meglio conservati al mondo. Ma le storie che queste immagini raccontano non riguardano solo i cavalieri e le loro gesta in Terra Santa, ci parlano anche di un misterioso “Santo perugino” e di una delle pratiche di espiazione medievale, nata a Perugia e poi diffusasi nel resto della penisola ed oltre. Ci troviamo quindi di fronte all’intreccio di tre storie: una importante Commenda Templare, la storia di San Bevignate e Raniero Fasani, iniziatore del movimento dei disciplinati. Queste tre storie, mescolate ma ben individuabili, ci vengono offerte dagli affreschi, a partire da quelli dell’abside, in cui accanto ai più chiari simboli cristologici, troviamo il “Santo”, titolare della chiesa stessa, accanto ad un vescovo, e troviamo anche uno dei pochi ritratti di Raniero Fasani, con i suoi seguaci, nell’uso del flagello, come atto di espiazione pubblica delle proprie colpe. Ancora oggi non sappiamo bene chi fosse Bevignate, mai canonizzato dalla Chiesa, ma definito Santo dal Comune di Perugia, una inconsueta “canonizzazione laica”, con tanto di festa, processione e culto delle reliquie. Un eremita del ‘200, un soldato germanico che arriva in zona nel V sec, o, come sostiene Chiara Frugoni, monaco templare? Quest’ultima, affascinante ipotesi, spiegherebbe l’impegno dei monaci per una canonizzazione ed anche il perché dell’intitolazione della chiesa. A tutto ciò, fa da contraltare, nella parete di controfacciata, un vero e proprio manifesto politico dell’ordine dei Templari. Le minacce e le gesta, la collaborazione con altri ordini cavalieri, presenti in terra santa, in sintesi la realtà delle Crociate. Queste immagini sostituiscono il Giudizio, in generale dipinto proprio in questa parte della chiesa ma in questo caso relegato nel coro, la parte più “privata” dell’edificio. Molte altre immagini, simboli e racconti, si trovano nelle pareti, in cui si sovrappongono, oltre che storie, anche periodi, fatti ed artisti diversi. Le sorprese ed i misteri non finiscono però con la chiesa, perché proprio durante gli ultimi restauri, sotto il pavimento è stata rinvenuta e risistemata una vasta area archeologica. Bisogna quindi fare un gran salto nel passato e portarci nella Perugia dei primi secoli d.C.. Ci troviamo all’interno di una Fullonica, ossia di una lavanderia – tintoria, dove si svolgevano le varie fasi di lavorazione dei tessuti. I resti di cinque vasche affiancate, una complessa canalizzazione in muratura e vari reperti, ceramiche, monete, ci introducono in una officina, le cui vicende costruttive sono ancora allo studio. La struttura si sovrappone ad una Domus, più antica, di cui rimane un lacerto di mosaico geometrico.
Sui resti di un’antica villa romana, edificata al di fuori della cinta muraria di Spoletium, si erge uno dei più interessanti esempi di villa suburbana dell’Umbria. Si tratta di Villa Redenta, già residenza nobiliare appartenuta all’antica famiglia spoletina dei Martorelli Orsini. La prima notizia documentata risale al 1603, quando la villa veniva chiamata “pulchrum palatium”. L’attuale aspetto architettonico di Villa Redenta risale invece al periodo a cavallo tra ‘700 e ‘800, allorché i nuovi proprietari, i marchesi Loccatelli, realizzarono un complesso di più edifici attorno ad una struttura principale caratterizzata da un casino dalle torri angolari quadrate.
Messa all’asta nel 1823, la villa venne poi acquistata dal marchese Francesco Marignoli per quattromila scudi, per essere nuovamente ceduta, l’anno seguente, a papa Leone XII dei Marchesi della Genga. La gloria della sua casata è infatti ancora rappresentata sul soffitto del salone. Ma poiché alla fine dell’ottocento il palazzo ritornò alla famiglia Marignoli, la villa, fino ad allora conosciuta con il nome “ i Casini”, si guadagnò l’attuale appellativo di “Redenta”.
Fu il Marignoli a realizzare il bellissimo parco caratterizzato da circa ottocentocinquanta latifoglie e da sessantasei aghifoglie di altezza superiore ai tre metri. Accanto alle numerose piante autoctone, il giardino ospita anche piante originarie di lontani paesi e alberi secolari nati addirittura agli inizi del diciottesimo secolo. Tra gli esemplari più interessanti vi è uno splendido e raro cedro del libano che vanta circa trecento anni! Ultrasecolare è anche la magnolia grandiflora adiacente alla coffee-house, l’accogliente struttura in stile tardo rococò, che allietò i soggiorni degli ospiti dei marchesi, tra cui si annoverano anche i due pontefici Pio VI e Pio VII.
Nel 1973 la villa venne acquistata dall’amministrazione provinciale di Perugia, che aprì il parco al pubblico. E nel 2004, dopo un completo restauro, la villa fu infine consegnata alla Fondazione Villa Redenta, della quale fanno parte sia la Provincia di Perugia che il Comune di Spoleto.
Tur09008.GC