Il Capriolo in Umbria
Il più piccolo dei Cervidi europei, autoctono nella nostra Penisola, raggiunse il minimo storico di diffusione e consistenza intorno agli anni 1950-1960. L’esodo verso le città, fenomeno che ha caratterizzato quest’epoca, e l’abbandono dei terreni agricoli di montagna in cui il lavoro era spesso estremamente faticoso e poco redditizio, ha favorito la riconquista di coltivi e pascoli da parte del bosco.
Gli Ungulati selvatici, tra i quali il Capriolo, hanno potuto sfruttare questa situazione vantaggiosa venutasi a generare, riconquistando spazi dai quali erano praticamente scomparsi.
A ciò vanno sommati gli effetti positivi degli interventi di reintroduzione che purtroppo, in taluni casi, sono stati realizzati in modo non controllato, con la scelta inopportuna dei luoghi di rilascio e degli individui da rilasciare (stessa cosa succede con le immissioni abusive di Cinghiale).
Per tali ragioni il Capriolo è tornato a riaffacciarsi in Umbria, attraverso irradiamenti dalle vicine province di Arezzo e Pesaro-Urbino, a partire dalle zone boschive all’estremo nord della regione.
Il lavoro apre la bella collana “I quaderni dell’Osservatorio” con l’intento di fare il punto sulla situazione di questo piccolo ungulato in Umbria, sulla base di studi tecnico- scientifici mirati, dell’attività venatoria programmata avviata negli ultimi anni e delle conoscenze acquisite da enti ed associazioni coinvolti nella gestione della specie.
Disponibile per sola consultazione presso:
SPORTELLO DEL CITTADINO DI PERUGIA (287 VIC51) - Numero verde 800013474
SPORTELLO POLIFUNZIONALE DI UMBERTIDE - 075/3682100