Al teatro della Concordia di Monte Castello si è alzato il sipario della nona edizione
(Cittadino e Provincia – Monte castello di Vibio, 15 marzo ’10) – Nella suggestiva ed unica cornice del Teatro della Concordia, noto ai più come il teatro più piccolo del mondo di Monte Castello di Vibio si è alzato ieri, domenica 14 marzo, il sipario su “Penombre”, la manifestazione, giunta quest’anno alla nona edizione, curata dall’Assessorato alle Attività Culturali della Provincia di Perugia, quest’anno titolata “Storie di fantasia nell’Italia “dal vero”. E ieri era di scena “La donna misteriosa: un caso per l’ispettore Marlovi”, una storia di fantasia ispirata ai documentari: Liguria (1912), Excursion en Italie (1904), In giro per Napoli (1909), Palermo illustrata (1908). La voce narrante di Valter Corelli ed accompagnata musicalmente da “Ensamble Kandinsky”. Alla “prima” teatro tutto esaurito ed erano presenti, tra gli altri, rappresentanti della Provincia di Perugia e il sindaco della città. Questa edizione 2010 esce solo apparentemente dal solco tracciato negli anni precedenti in quanto riprende in qualche modo quelle “seduzioni sonore e cinema muto” che hanno caratterizzato le altre. Lo riprende, perché anche qui il cinema muto è presente con gli splendidi documentari d’inizio novecento che ripercorrono la vita quotidiana dell’Italia di quel periodo. “La produzione dal vero italiana d’inizio novecento - è scritto nella nota della Provincia di Perugia – gli antesignani in qualche modo dei nostri documentari - restituisce per frammenti una miriade di “corti” senza vicende, storie, personaggi, interpreti, spesso senza una regia da ricordare. Filmati nati “solo” per documentare l’Italia - quella del turismo possibile e del costume quotidiano di un popolo non sempre aristocratico e borghese - hanno oggi su di noi l’impatto emotivo di un singhiozzante flashback sui luoghi che, nell’infanzia, possiamo avere vissuto nei racconti senza immagine di un nonno o di un bisnonno”. Torniamo così ad una vita quotidiana accompagnata da paesaggi indimenticabili di un paese preindustriale rimasto forse solo nel nostro immaginario, con itinerari persino d’acqua “festosamente” romantici, in un bianco e nero che colora paradossalmente come non mai le immagini che scorrono lentamente, ma non “noiosamente” sullo schermo. Una vita quotidiana in cui la durezza dei lavori e la fatica del vivere si stemperano proprio appunto in un quadro complessivo più dolce, più tenue, secondo forse una certa cultura dell’epoca, ma anche secondo i canoni estetici delle riprese rudimentali fatte dai pionieri del documentarismo cinematografico. Una vita quotidiana che si ritrova, seppure sotto la forma dell’invenzione, nelle storie raccontate a supporto delle immagini e che vanno a significare una perfetta continuità con il mondo delle immagini visive da cui traggono spunto e supporto per il viaggio della fantasia. E dunque, nei quattro aventi in programma, ritroviamo la magia del cinema muto, la forza della storia raccontata insieme all’accompagnamento musicale che riprende le suggestioni sonore presenti nel titolo e nelle pieghe delle precedenti edizioni. Che poi tutto questo accada in quattro stupendi teatri della nostra terra, Monte Castello di Vibio, Umbertide, Panicale, Rocca Porena di Cascia, è in perfetta continuità con quanto avveniva nelle precedenti edizioni nei musei e o nelle aule scolastiche. Che, anzi, il teatro tende a chiudere perfettamente il cerchio della rappresentazione, in quanto antesignano del cinema ed in qualche modo sua continuazione. Infine la linea tracciata dalle precedenti edizioni viene ripresa anche, se vogliamo, dal punto di vista pedagogico. Nel senso non solo che comunque in ogni opera, ogni rassegna, ogni manifestazione culturale c’è di sicuro quest’intento, ma soprattutto perché, come nelle altre edizioni si cercava di trasmettere il senso di un mondo complessivo che andasse oltre il dato dell’opera d’arte, in questa rassegna si cerca anche di trasmettere soprattutto alle nuove generazioni il sapore, seppure inevitabilmente attenuato, di un’epoca, delle sue specificità e soprattutto del ritmo in cui la realtà stessa pulsava, così diverso da quello percepito dai giovani internauti di oggi, che proprio dai tempi scanditi dalla cinepresa dal muoversi stesso delle figure e, non da ultimo, dall’atmosfera ricreata dalla musica e dalla performance teatrale possono ricondurre a sé l’immagine e lo scandirsi ritmico di un tempo così lontano. L’ingresso ad ogni spettacolo è gratuito.
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(Cittadino e Provincia – Monte castello di Vibio, 15 marzo ’10) – Nella suggestiva ed unica cornice del Teatro della Concordia, noto ai più come il teatro più piccolo del mondo di Monte Castello di Vibio si è alzato ieri, domenica 14 marzo, il sipario su “Penombre”, la manifestazione, giunta quest’anno alla nona edizione, curata dall’Assessorato alle Attività Culturali della Provincia di Perugia, quest’anno titolata “Storie di fantasia nell’Italia “dal vero”. E ieri era di scena “La donna misteriosa: un caso per l’ispettore Marlovi”, una storia di fantasia ispirata ai documentari: Liguria (1912), Excursion en Italie (1904), In giro per Napoli (1909), Palermo illustrata (1908). La voce narrante di Valter Corelli ed accompagnata musicalmente da “Ensamble Kandinsky”. Alla “prima” teatro tutto esaurito ed erano presenti, tra gli altri, rappresentanti della Provincia di Perugia e il sindaco della città. Questa edizione 2010 esce solo apparentemente dal solco tracciato negli anni precedenti in quanto riprende in qualche modo quelle “seduzioni sonore e cinema muto” che hanno caratterizzato le altre. Lo riprende, perché anche qui il cinema muto è presente con gli splendidi documentari d’inizio novecento che ripercorrono la vita quotidiana dell’Italia di quel periodo. “La produzione dal vero italiana d’inizio novecento - è scritto nella nota della Provincia di Perugia – gli antesignani in qualche modo dei nostri documentari - restituisce per frammenti una miriade di “corti” senza vicende, storie, personaggi, interpreti, spesso senza una regia da ricordare. Filmati nati “solo” per documentare l’Italia - quella del turismo possibile e del costume quotidiano di un popolo non sempre aristocratico e borghese - hanno oggi su di noi l’impatto emotivo di un singhiozzante flashback sui luoghi che, nell’infanzia, possiamo avere vissuto nei racconti senza immagine di un nonno o di un bisnonno”. Torniamo così ad una vita quotidiana accompagnata da paesaggi indimenticabili di un paese preindustriale rimasto forse solo nel nostro immaginario, con itinerari persino d’acqua “festosamente” romantici, in un bianco e nero che colora paradossalmente come non mai le immagini che scorrono lentamente, ma non “noiosamente” sullo schermo. Una vita quotidiana in cui la durezza dei lavori e la fatica del vivere si stemperano proprio appunto in un quadro complessivo più dolce, più tenue, secondo forse una certa cultura dell’epoca, ma anche secondo i canoni estetici delle riprese rudimentali fatte dai pionieri del documentarismo cinematografico. Una vita quotidiana che si ritrova, seppure sotto la forma dell’invenzione, nelle storie raccontate a supporto delle immagini e che vanno a significare una perfetta continuità con il mondo delle immagini visive da cui traggono spunto e supporto per il viaggio della fantasia. E dunque, nei quattro aventi in programma, ritroviamo la magia del cinema muto, la forza della storia raccontata insieme all’accompagnamento musicale che riprende le suggestioni sonore presenti nel titolo e nelle pieghe delle precedenti edizioni. Che poi tutto questo accada in quattro stupendi teatri della nostra terra, Monte Castello di Vibio, Umbertide, Panicale, Rocca Porena di Cascia, è in perfetta continuità con quanto avveniva nelle precedenti edizioni nei musei e o nelle aule scolastiche. Che, anzi, il teatro tende a chiudere perfettamente il cerchio della rappresentazione, in quanto antesignano del cinema ed in qualche modo sua continuazione. Infine la linea tracciata dalle precedenti edizioni viene ripresa anche, se vogliamo, dal punto di vista pedagogico. Nel senso non solo che comunque in ogni opera, ogni rassegna, ogni manifestazione culturale c’è di sicuro quest’intento, ma soprattutto perché, come nelle altre edizioni si cercava di trasmettere il senso di un mondo complessivo che andasse oltre il dato dell’opera d’arte, in questa rassegna si cerca anche di trasmettere soprattutto alle nuove generazioni il sapore, seppure inevitabilmente attenuato, di un’epoca, delle sue specificità e soprattutto del ritmo in cui la realtà stessa pulsava, così diverso da quello percepito dai giovani internauti di oggi, che proprio dai tempi scanditi dalla cinepresa dal muoversi stesso delle figure e, non da ultimo, dall’atmosfera ricreata dalla musica e dalla performance teatrale possono ricondurre a sé l’immagine e lo scandirsi ritmico di un tempo così lontano. L’ingresso ad ogni spettacolo è gratuito.
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