(Cittadino e Provincia – Perugia, 10 febbraio 2012) – Si è svolto ieri in Provincia un Consiglio Aperto in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo Giuliano - Dalmata. Nella sua introduzione il presidente del Consiglio provinciale Giacomo Leonelli ha spiegato: “Un’assise democraticamente eletta ha come compito quello di tenere viva la memoria della storia. Abbiamo già parlato in un recente Consiglio Aperto delle Giornata della memoria, ricordando il nemico principale, il negazionismo. Per quanto riguarda le vittime delle foibe il nemico di oggi può essere chiamato indifferenza, sottovalutazione. Noi siamo qua per affrontarli entrambi”. Il presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi ha raccontato di sentirsi molto coinvolto nei racconti dei profughi: “Mia nonna fu mandata a Pola come insegnante, i tragici fatti protagonisti della giornata di oggi mi sono molto noti. Per un lungo periodo però non si poteva parlare di tragedie come queste. Ma la storia non va interpretata della parte del più forte: in migliaia furono lanciati nelle foibe, vivi, e ci fu un esodo di enormi proporzioni verso le terre italiane. Tutto ciò va detto con forza. Le foibe sono uno dei tanti esempio delle scappatoie che i governi illiberali usano per mantenere il loro potere. Raccontiamo tutto questo ai giovani: i genocidi non sono né di destra né di sinistra, sono dei crimini contro l’umanità”. E’seguita la relazione di Giovanni Stelli, della società di studi fiumani – Archivio museo storico di Fiume a Roma: “Che cosa successe dopo il secondo conflitto mondiale? Molti italiani non hanno potuto sentirsi più tali, anche se lo sono da sempre. Tutto crolla, chi paga la sconfitta sono gli istriani. Oltre 300mila persone hanno dovuto lasciare la loro terra (più del 90% della gente). Per fortuna ciò che per molti anni è stato negato, con la fine delle ideologie torna ad essere alla luce del sole. E possiamo compiere un vero atto d’amore: dare vita ai dimenticati”. Ha parlato poi Raffaella Rinaldi, presidente del comitato 10 febbraio – Umbria “L’importanza del ricordo”: “Fu una tragedia di tutto il confine orientale. Per lungo tempo c’è stato un contrasto tra gli eccidi nei confronti degli ebrei e quelli delle foibe, che sono andati a finire nel fronte anticomunista. Parlare della Venezia Giulia era imbarazzante, ricordava una sconfitta degli italiani - ha spiegato Rinaldi – ma ora se ne parla, è giusto ricordare gli eventi così come sono accaduti, ricordare, come scrisse lo scrittore Sgorlon, i gemiti sempre più flebili delle persone buttate vive nelle foibe”. E’seguito il commuovente racconto di Raffaella Panella, profuga di Zara, donna che a tratti ha parlato tra le lacrime, nonostante i tanti anni trascorsi: “Che mi ricordo? Casermoni enormi dove venivamo stivati, pagliericci, divisori fatti solo di coperte. E una fame nera, che a raccontarla non ci si crede. Ed eravamo anche vessati dagli abitanti della zona, che ci dicevano zingari, straccioni. Parlo ai giovani, sperando che non accada più niente del genere”. Il vicepresidente del consiglio provinciale Bruno Biagiotti ha manifestato la propria vicinanza con le vittime e ha aggiunto: “Oggi è stato ricucito uno strappo, è stato posto fine alla congiura del silenzio”. Il capogruppo del Pd Gianfranco Rasimelli ha parlato della necessità di capire appieno i dati della storia: “Anche la memoria ha le sue contraddizioni – ha aggiunto – come umbro, conterraneo di Capitini, sento la necessità di sconfiggere degli assunti sbagliati. Se non guardiamo a quella storia e non la caliamo nell’Europa non renderemo giustizia a quello che è successo: L’Europa infatti non è solo questione di spread”. Il capogruppo del Pdl Piero Sorcini ha poi esordito ringraziando i relatori e la profuga di Zara Panella per l’accorato racconto che “ci ha riportato indietro nel tempo” e ha aggiunto: “Oggi la grande diffusione dei mezzi di comunicazione mette tutti in condizione di essere informati. Quello che serve è attualizzare questi drammi perché servano ai nostri giovani, al fine di ricercare valori, come il rispetto democratico, che oggi spesso vengono meno”. E’seguito un documentario - verità.
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(Cittadino e Provincia – Perugia, 10 febbraio 2012) – Si è svolto ieri in Provincia un Consiglio Aperto in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo Giuliano - Dalmata. Nella sua introduzione il presidente del Consiglio provinciale Giacomo Leonelli ha spiegato: “Un’assise democraticamente eletta ha come compito quello di tenere viva la memoria della storia. Abbiamo già parlato in un recente Consiglio Aperto delle Giornata della memoria, ricordando il nemico principale, il negazionismo. Per quanto riguarda le vittime delle foibe il nemico di oggi può essere chiamato indifferenza, sottovalutazione. Noi siamo qua per affrontarli entrambi”. Il presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi ha raccontato di sentirsi molto coinvolto nei racconti dei profughi: “Mia nonna fu mandata a Pola come insegnante, i tragici fatti protagonisti della giornata di oggi mi sono molto noti. Per un lungo periodo però non si poteva parlare di tragedie come queste. Ma la storia non va interpretata della parte del più forte: in migliaia furono lanciati nelle foibe, vivi, e ci fu un esodo di enormi proporzioni verso le terre italiane. Tutto ciò va detto con forza. Le foibe sono uno dei tanti esempio delle scappatoie che i governi illiberali usano per mantenere il loro potere. Raccontiamo tutto questo ai giovani: i genocidi non sono né di destra né di sinistra, sono dei crimini contro l’umanità”. E’seguita la relazione di Giovanni Stelli, della società di studi fiumani – Archivio museo storico di Fiume a Roma: “Che cosa successe dopo il secondo conflitto mondiale? Molti italiani non hanno potuto sentirsi più tali, anche se lo sono da sempre. Tutto crolla, chi paga la sconfitta sono gli istriani. Oltre 300mila persone hanno dovuto lasciare la loro terra (più del 90% della gente). Per fortuna ciò che per molti anni è stato negato, con la fine delle ideologie torna ad essere alla luce del sole. E possiamo compiere un vero atto d’amore: dare vita ai dimenticati”. Ha parlato poi Raffaella Rinaldi, presidente del comitato 10 febbraio – Umbria “L’importanza del ricordo”: “Fu una tragedia di tutto il confine orientale. Per lungo tempo c’è stato un contrasto tra gli eccidi nei confronti degli ebrei e quelli delle foibe, che sono andati a finire nel fronte anticomunista. Parlare della Venezia Giulia era imbarazzante, ricordava una sconfitta degli italiani - ha spiegato Rinaldi – ma ora se ne parla, è giusto ricordare gli eventi così come sono accaduti, ricordare, come scrisse lo scrittore Sgorlon, i gemiti sempre più flebili delle persone buttate vive nelle foibe”. E’seguito il commuovente racconto di Raffaella Panella, profuga di Zara, donna che a tratti ha parlato tra le lacrime, nonostante i tanti anni trascorsi: “Che mi ricordo? Casermoni enormi dove venivamo stivati, pagliericci, divisori fatti solo di coperte. E una fame nera, che a raccontarla non ci si crede. Ed eravamo anche vessati dagli abitanti della zona, che ci dicevano zingari, straccioni. Parlo ai giovani, sperando che non accada più niente del genere”. Il vicepresidente del consiglio provinciale Bruno Biagiotti ha manifestato la propria vicinanza con le vittime e ha aggiunto: “Oggi è stato ricucito uno strappo, è stato posto fine alla congiura del silenzio”. Il capogruppo del Pd Gianfranco Rasimelli ha parlato della necessità di capire appieno i dati della storia: “Anche la memoria ha le sue contraddizioni – ha aggiunto – come umbro, conterraneo di Capitini, sento la necessità di sconfiggere degli assunti sbagliati. Se non guardiamo a quella storia e non la caliamo nell’Europa non renderemo giustizia a quello che è successo: L’Europa infatti non è solo questione di spread”. Il capogruppo del Pdl Piero Sorcini ha poi esordito ringraziando i relatori e la profuga di Zara Panella per l’accorato racconto che “ci ha riportato indietro nel tempo” e ha aggiunto: “Oggi la grande diffusione dei mezzi di comunicazione mette tutti in condizione di essere informati. Quello che serve è attualizzare questi drammi perché servano ai nostri giovani, al fine di ricercare valori, come il rispetto democratico, che oggi spesso vengono meno”. E’seguito un documentario - verità.
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