Villa Redenta
La villa è senza dubbio uno dei più bei complessi architettonici di Spoleto. ”Villa Redenta” può quindi oggi essere considerata un luogo di aggregazione per la città di Spoleto, che ingloba al suo interno molteplici nuclei funzionali, i quali interessano sia l’aspetto sociale e turistico-ricettivo (ex frateria ed ex scuderia), sia quello culturale-didattico (Villa Redenta, Cafè-house, dependance, limonaia) che quello ricreativo (parco-giardino). Attualmente la villa è di proprietà della Provincia di Perugia, con la fattoria adibita ad ostello e le scuderie adibite a sala multifunzionale. Realizzata su i resti di un insediamento di epoca romana, la villa venne realizzata nel XVI secolo su committenza della nobile famiglia spoletina dei Martorelli. L’edificio, caratterizzato da un corpo di fabbrica affiancato da due torri angolari, subì alcune modifiche nel ’700, quando passò alla famiglia Locatelli, che volle renderla degna del soggiorno dei pontefici Pio VI e Pio VII. Nel 1823, i beni della famiglia passarono a Francesco Marignoli, e, subito dopo, al Papa spoletino Leone XII della Genga. Solo nel 1885 la villa venne di nuovo acquistata dai Marignoli e denominata perciò Redenta.
Oggi la struttura principale è costituita dal blocco rettangolare che si affaccia direttamente sulla strada, via Flaminia, prolungata ai lati del muro di cinta in linea con gli annessi: la cappella, la cafè house che è un interessante edificio in stile Rococò, la foresteria e le scuderie. La centralità del prospetto è messa in evidenza dal portone d'ingresso, ad arco sormontato da balconcino su mensole in pietra, dalla facciata principale su due piani. Alla facciata opposta, quella che dà sul parco e si sviluppa su tre piani, è conferita maggiore importanza dalla presenza delle due torri quadrate agli angoli e del portico a tre archi con muratura bugnata, a piano terra. In sommità, il palazzo è impreziosito dall'importante cornicione a mensole sporgente, elemento decorativo che si ripete anche sulle due torri. L'interno della villa è abbellito da affreschi cinquecenteschi di soggetto religioso, ma la maggior parte delle decorazioni sono databili tra XVIII e XIX secolo, a cominciare dall'atrio, dove si possono ammirare due soldati napoleonici a grandezza naturale realizzati con la tecnica del Trompe-l'œil. Un'iscrizione del 1805 posta da Fabrizio Loccatelli ricorda l'ospitalità data a Pio VII di ritorno dalla Francia. Nel soffitto dell'attiguo salone è dipinta un'allegoria che si riferisce a Leone XII e le armi papali sono innalzate su di una parete. Segue la grande sala dal pavimento a mosaico appartenente alla villa di epoca romana che in origine sorgeva sull'area. Alcune sale sono coperte da ricchi soffitti lignei secondo il gusto "esuberante e scenografico caratteristico di Filippo Marignoli". Interessanti anche i paesaggi della sala cinese alle cui pareti sono evocate esotiche atmosfere d'ispirazione orientale, eseguite a tempera e colla; e ancora la sala Canoviana decorata con scene di soggetto mitologico a tempera, alternate a bassorilievi in gesso. L’intero complesso si affaccia sullo stupendo giardino che ospita oltre 900 specie vegetali tra le quali un secolare cedro del Libano alto 19 metri.