Atlante del paesaggio

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Atlante della Percezione del Paesaggio

La percezione del paesaggio dalla viabilità.

Il paesaggio, inteso come spazio fisico variamente configurato dalla plurisecolare interrelazione tra la natura e l'uomo, “territorio percepito” e quindi espressione complessiva di una società in un “luogo”, è esso stesso medium dell'interrelazione tra l'uomo ed il suo esterno. Esso è elemento di identificazione della propria comunità, e sua rappresentazione rispetto ad altri “luoghi” e alle persone che da quelli provengono.
Emilio Sereni, parla del paesaggio agrario in Italia, come “quella forma che l'uomo, nel corso ed ai fini delle sue attività produttive agricole, coscientemente e sistematicamente imprime al paesaggio naturale” affermando così la compresenza sia della “forma compiuta”, sia del “limite di un processo storico” che implica lo svolgersi di un'azione, il farsi di un assetto. In tale prospettiva, il paesaggio umbro può essere inteso sia come il ricco patrimonio di cultura materiale formato da insediamenti, infrastrutture, repertori di pratiche agricole e di trattamento del suolo, sia come il sistema che ha strutturato il processo di organizzazione del territorio regionale e reso il risultato unico. Questa seconda accezione è quella che fa del Paesaggio l'espressione sintetica e complessiva dell'identità di un luogo.
Provare ad agire sul rapporto viabilità-paesaggio è cercare un approccio diretto con il relazionarsi dell'uomo con il suo intorno, secondo una modalità (quella dello spostamento sul territorio) che è la più consueta e diffusa; é quindi facilitare una comunicazione soprattutto percettiva e veloce in quanto basata su sensazioni ed emozioni. Va anche considerato che questa comunicazione contiene una grande quantità di informazioni che parlano di equilibrio, qualità ambientale, sostenibilità, che la trasformano in momento di verifica complessiva delle varie situazioni percepite: comunicazione di valori o di criticità a chi osserva (sia esso turista, viandante, abitante o pianificatore).
Affrontare, in Umbria, questo campo alla scala della pianificazione d'area vasta vuol dire sperimentare una linea di condotta che ricerca una modalità di pianificazione complessiva dal punto di vista territoriale, ma peculiare dal punto di vista delle competenze, e sviluppare il processo di collaborazione interistituzionale e di copianificazione avviato con la L.142/90.
Dalla 1° Conferenza Nazionale sul Paesaggio (Roma, 1998), il termine “paesaggio” ha assunto formalmente il ruolo di una categoria della pianificazione territoriale ed oggi questo tema è divenuto centrale nella discussione sul controllo delle trasformazioni fisiche del territorio (Carta Europea del Paesaggio, Decreto Urbani - 2004). Il PUT della Regione Umbria (Lr.27/00), approvato quando il dibattito scientifico disciplinare a livello nazionale era già stato sviluppato, anche se non ancora concluso dalla nuova legge, ha introdotto una visione d'insieme con il tema dell'“Immagine dell'Umbria” che comporta un recupero della dimensione complessiva del paesaggio, sia pure inteso nell'accezione panoramica di “Cono visuale”. Questa visione d'insieme, sintetizzata in un concetto identitario di territorio umbro, è affidata al Piano Provinciale che dovrà tutelarla e valorizzarla nel rispetto delle sue specificità.

Il PTCP ha affrontato questo tema in due fasi:
nella prima ha sviluppato una ricerca di immagini dell'Umbria, collegate a particolari punti di vista (belvedere) da cui si originano i coni visuali, che sono state strumento della costruzione e diffusione di una idea dell'Umbria oggi condivisa e tuttora motivo forte della sua attrattività, ne ha studiato il processo di formazione e la loro condizione attuale introducendo il tempo come soggetto attivo di quel processo. I risultati di questa fase sono già stati inseriti nel Piano provinciale e lo studio è stato oggetto di una pubblicazione specifica (Il belvedere tra memoria e attualità. Per una tutela attiva dell'immagine dell'Umbria, Perugia, 2003);
nella seconda, quella qui presentata , ha spostato la propria attenzione sulle modalità di percezione dinamica del paesaggio e sul rapporto tra sistemi paesaggistici e sistema infrastrutturale viario.
Tra rete infrastrutturale e paesaggio c'è una relazione che si concretizza attraverso un soggetto terzo, il viaggiatore o l'osservatore: tramite quest'ultimo il paesaggio “esiste” come “linguaggio del territorio” in quanto percepito e la rete infrastrutturale svolge la propria funzione.
Come il belvedere è l'origine di un panorama (composizione prospettica ed interpretativa degli elementi visibili in un dato luogo), la rete infrastrutturale costruisce l'interpretazione del paesaggio di un territorio: seleziona ed interpreta le situazioni morfologiche d'assetto e d'uso del suo intorno e propone, a chi la percorre, ipotesi di sintesi da scegliere in rapporto al proprio essere. Lo studio ha pertanto mirato ad individuare le parti del territorio che con maggiore persistenza si presentano alla vista di chi percorre una strada e che in tal modo si impongono, con la propria connotazione, nella costruzione dell'immagine paesaggistica di quel percorso. L'individuazione di queste aree, e soprattutto la loro gerarchizzazione, rappresentano un passaggio che rende più chiaro il rapporto territorio-tutela paesaggistica, legando specifiche situazioni territoriali (brani di paesaggio percepito) a condizioni di fruizione definite (attraversamento e visione dinamica).
In questo modo l'immagine dell'Umbria (somma e sintesi astratta di una storia fatta di elementi fisici e delle loro relazioni antiche e contemporanee), ridiviene molteplicità di paesaggi concreti, variamente composti, che, caso per caso, evidenziano la propria configurazione fisica e mettono chi ne ha la competenza specifica nelle condizioni di por mano alle azioni di tutela, valorizzazione o qualificazione, che possono risultare necessarie o auspicabili ai fini di una responsabile gestione di quella “immagine”.

Percorso, metodologia, strumenti dello studio sulla visibilità del paesaggio

Obiettivi del lavoro

E' noto come il “Viaggio in Italia”, esperienza di formazione seguita dalla borghesia europea dal sec. XVIII al XX, abbia avuto un peso rilevante nella costruzione dell'immagine colta e letteraria dell'Umbria quale luogo di un rapporto natura-cultura che sfocia nella “grazia” e nel “pittoresco” e come questa immagine sia ancora forte e diffusa, e quindi ricercata dai moderni viaggiatori. Va anche ricordato che tale immagine è stata costruita sul rapporto visivo tra viaggiatore e territorio attraversato secondo precisi, e spesso ripetuti, itinerari.
Lo studio del PTCP di Perugia su “viabilità e paesaggio” in qualche modo attualizza tale esperienza e lavora ancora sul rapporto “viaggio-contesto”, con una lettura diretta ed originale. Essa intende ricostruire l'immagine di un territorio come risultato della permanenza della percezione delle sue parti nel tempo in cui l'itinerario è percorso dal viaggiatore. Si tratta della ricostruzione dell'interrelazione tra viaggiatore e territorio per inseguire, attraverso il contatto diretto con i paesaggi reali, le modalità di formazione di un'immagine sintetica del paesaggio.
La ricerca ha posto la propria attenzione sulle modalità di percezione dinamica e sul rapporto tra sistemi paesaggistici e sistema infrastrutturale viario con l'obiettivo di indagare il paesaggio umbro, considerando il particolare punto di vista e la modalità di percezione di chi percorre la rete stradale della provincia di Perugia, per ricondurre la variabilità degli usi del suolo percepiti ad una serie di tipologie di paesaggio caratteristiche ed espressive del contesto provinciale.
Il processo di analisi seguito, in breve, parte dalla discretizzazione del territorio attraversato da ciascuna strada della rete viaria principale della provincia, in base al grado di visibilità (tempo di permanenza visiva) riscontrato in rapporto al percorso (invisibilità, bassa visibilità, media visibilità ed alta visibilità) ed alla distanza dall'asse stradale, secondo piani di visibilità stabiliti. La conoscenza del mosaico degli usi del suolo presente sulle aree discretizzate, ha poi consentito di ricondurre queste alle tipologie di paesaggio rappresentative del contesto regionale.
Il lavoro ha mirato quindi ad individuare le parti del territorio provinciale che con maggiore persistenza si presentano alla vista di chi percorre una strada e che in tal modo si impongono, con la propria connotazione, nella costruzione dell'immagine paesaggistica di quel percorso.
Al raggiungimento di tale obiettivo si è arrivati attraverso l'organizzazione di una procedura articolata, sviluppata in ambito GIS, che ha messo in relazione una serie di informazioni. L'intersezione delle aree visibili dai tracciati viari (integrata con i dati relativi alle pendenze ed alle Unità di Paesaggio) con l'uso del suolo, ha permesso di valutare il peso delle singole componenti di quest'ultimo, all'interno di ciascuna tessera del mosaico delle aree visibili, ai fini della attribuzione della “tipologia di paesaggio” che caratterizza ogni distinta area di visibilità e su questa, integrata dal quadro conoscitivo della UdP di appartenenza, di fornire specifiche direttive di gestione paesaggistica.

Ambito di studio

La ricerca ha riguardato pressochè l'intero territorio della Provincia di Perugia, un area di 6.334 km² (è la provincia più grande della Regione Umbria di cui ne rappresenta il 74,9 % della superficie). Collocata al centro della Penisola, confina a Nord e a Est con le Marche (Provincia di Pesaro e Urbino, Provincia di Ancona, Provincia di Macerata e Provincia di Ascoli Piceno), a Sud con il Lazio (Provincia di Rieti) e con la Provincia di Terni, a Ovest con la Toscana (Provincia di Siena e Provincia di Arezzo).
La caratteristica geografica dominante è la grande varietà di situazioni morfologiche e paesaggistiche.
Il susseguirsi di vallate, catene montuose, altipiani e pianure, più o meno estese, che attraversano la provincia da ovest a est, ne fanno un luogo peculiare, oggetto, nei secoli, di un continuato interesse che ha costruito un'immagine “letteraria”, impostata, per lo più, su di un atteggiamento “contemplativo”. I reperti d'arte, le memorie storiche ed i segni del presente convivono in uno spazio modellato su un rapporto uomo-natura attivo e strutturato dal secolare sistema insediativo mezzadrile che lega insieme l'ambiente urbano e quello rurale.

Metodo e strumenti

Lo studio ha preso in considerazione l'intero territorio provinciale e una rete viaria formata dalle principali strade della provincia (superstrade, strade regionali, strade provinciali) che per l'occasione è stata definita rete viaria principale .
L'organizzazione delle fasi della ricerca ha seguito un approccio che può essere ricondotto a quello della “Landscape Analysis”. Lo sviluppo metodologico della ricerca è stato strutturato secondo una serie di step successivi, il primo dei quali ha riguardato la rigorosa e completa catalogazione e mappatura di ogni elemento di indagine (dati naturali e culturali), organizzata secondo una serie di livelli informativi o layers, scelti in funzione degli obiettivi della ricerca.

La banca dati

Tutti i dati raccolti sono stati integrati all'interno di un sistema informativo territoriale, uno strumento costituito da un'insieme di hardware e software in grado di elaborare e restituire dati georiferiti. È stato possibile associare alla massa di dati in possesso una precisa collocazione spaziale, integrando le comuni operazioni che si possono effettuare con un data base (ricerche, analisi statistiche, ecc.) con la visualizzazione delle carte e le analisi sia di carattere geografico che topologico.
Descrizione dei dati raccolti e livello informativo ad essi attribuito:

Layer della cartografia di base:
E' costituito dalla cartografia in formato (raster) atta a realizzare uno strato informativo continuo su tutto il territorio di studio, permette una rappresentazione sintetica dei caratteri topografici essenziali del territorio e ha costituito il supporto per tutte le operazioni di analisi.
L'utilizzo della simbologia cartografica ha inoltre consentito la verifica puntuale di particolari legati al territorio, alle infrastrutture (strade insediamenti, ecc) e altre informazioni quantitative e descrittive, quali quote e toponimi.

Layer delle ortofoto digitali:
Il livello informativo è stato organizzato sulla base della banca dati provinciale riferita alle Ortofoto digitali a colori (“Volo Italia 2000” Compagnia Riprese Aeree di Parma) alla scala nominale 1:10.000 con risoluzione al terreno pari ad 1 metro. L'ortofoto digitale è una carta a base fotografica alla quale è associato un contenuto altimetrico (modello numerico del terreno DTM) di pari scala ed alla quale è sovrapponibile o costruibile un qualsiasi dato vettoriale.
L'uso di queste informazioni ha costituito un elemento di elaborazione fondamentale per lo sviluppo di questa ricerca. I dati georeferenziati relativi alle altimetrie, associati a ciascuna ortofoto (in formato ascii), sono stati utilizzati per la creazione del modello digitale del terreno riferito all'area di studio e la fotointerpretazione delle immagini ha permesso di verificare la rispondezza sul territorio di alcuni dati riferiti alla carta dell'uso del suolo.

Layer della viabilità (Rete viaria principale):
Derivante dai rilievi eseguiti per la formazione del catasto delle strade e del sistema informativo stradale della Provincia di Perugia. L'informazione relativa alle strade ha avuto due diversi impieghi all'interno del lavoro di ricerca: oltre alla integrazione delle informazioni relative agli usi del suolo, fornite dalla copertura Corine Land Cover, è stata impiegata per le elaborazioni relative all'analisi di visibilità dell'area di studio.

Layer della morfologia:
È rappresentato dal modello digitale del terreno (DEM, Digital Elevation Model) con maglia di 40 metri.
Nella produzione di analisi di carattere geomorfologico del territorio, i dati di base relativi alle altimetrie possono essere elaborati per la generazione di un modello tridimensionale del terreno, tale da consentire analisi sulla morfologia delle superfici.

Layer delle pendenze:
La carta delle pendenze è il risultato di elaborazioni svolte in modo automatico a partire dal modello digitale del terreno. Le informazioni sulle pendenze sono espresse in percentuale e successivamente distribuite secondo le 5 classi (0-10%, 10-20%, 20-35%,>35%) proposte per la redazione della carta delle clinometrie (Canuti, Sguazzoni, Tacconi 1976).
In questo studio le informazioni sulle pendenze sono state utilizzate per valutarne l'influenza sul piano della visibilità. L'acclività di un sito influenza la percezione di un osservatore in maniera direttamente proporzionale; infatti maggiore sarà la pendenza dell'area osservata e maggiore risulterà la porzione di territorio che è possibile cogliere visivamente.

Layer dei Sistemi Paesaggistici e delle Unità di Paesaggio:
Questo livello informativo è tratto direttamente dalla Carta dei Sistemi Paesaggistici e delle Unità di Paesaggio, prodotta dal PTCP dell'Amministrazione Provinciale di Perugia.
In essa viene data una definizione della struttura del paesaggio provinciale articolata gerarchicamente in sistemi paesaggistici ed unità di paesaggio.
I Sistemi Paesaggistici rappresentano una prima descrizione del paesaggio provinciale in macroaree, sulla base della caratterizzazione morfologica del territorio, intendendo con ciò quelle formalizzazioni aventi carattere di tipicità su aree vaste quali:
- Paesaggio agricolo di pianura;
- Paesaggio agricolo di valle;
- Paesaggio agricolo collinare;
- Paesaggio agricolo alto-collinare;
- Paesaggio montano.
L'ulteriore suddivisione dei sistemi paesaggistici in unità di paesaggio ha permesso di discretizzare 112 ambiti territoriali con specifiche, distintive e omogenee caratteristiche di formazione ed evoluzione (elementi geomorfologici, caratteri fisico-geografici, vegetazione espressioni materiali della presenza umana, ecc), consentendo di individuare l'originalità del paesaggio provinciale e di precisarne gli elementi caratterizzanti.

Layer dell'uso e copertura del suolo:

La copertura del suolo è uno dei parametri fondamentali che viene abitualmente utilizzato per la descrizione fisica del paesaggio, in quanto espressione di molteplici fattori naturali ed antropici.
Per l'implementazione di questo livello informativo è stata utilizzata la carta dell'uso e copertura del suolo, elaborata per il Progetto Europeo Corine Land Cover.
La legenda Corine, di tipo gerarchico e numerico, è organizzata in tre livelli, dal primo, con cinque classi indicanti le maggiori suddivisioni del territorio europeo (superfici artificiali, aree agricole, foreste e aree seminaturali, aree umide e corpi idrici), al terzo, con quarantaquattro classi, che rappresenta un livello di definizione di dettaglio corrispondente alla scala nominale 1:100.000.
La descrizione del territorio operata dal Corine è stata ulteriormente integrata tramite l'implementazione di dati ancillari derivanti dal repertorio cartografico del PTCP (insediamenti, carta forestale della Regione dell'Umbria).

Impostazione della procedura d'analisi

Analisi della visibilità lungo gli assi viari.
Per ciascun percorso stradale della “rete viaria principale” è stata sviluppata una analisi di visibilità per individuare quali parti del territorio provinciale, per un raggio di 20 km, risultavano visibili da lungo il tracciato, e quale era il loro grado di visibilità.
In sostanza il procedimento adottato ha valutato la visibilità di ogni singolo elemento del territorio, rispetto ad una serie di punti di osservazione, collocati lungo i tracciati stradali con una cadenza di 1000 metri o 500 metri, a seconda della tipologia della strada ed in funzione della morfologia del territorio.
La collocazione dei punti di vista (punti pivot) lungo i tracciati viari ha avuto la funzione di simulare il passaggio di un osservatore su quei percorsi.
L'elaborazione dell'analisi di visibilità, associata alla strada oggetto di studio, è stata effettuata utilizzando il modello digitale del terreno. Il tracciato è stato proiettato sul modello digitale del terreno, andando a costituire la base su cui individuare i punti di osservazione.
Da ogni punto pivot lungo il tracciato stradale, per un raggio di 20 chilometri, è stata analizzata la visibilità di ogni cella del modello digitale del terreno.
Sovrapponendo i dati relativi alla visibilità di ciascun punto di osservazione è stato così possibile quantificare la visibilità di ciascun elemento (cella) del territorio, calcolando il numero di punti pivot lungo il tracciato dai quali viene visto.
Le analisi effettuate hanno determinato una discretizzazione del territorio tale da raggiungere, per ciascun tracciato stradale, in funzione delle diverse situazioni morfologiche e della lunghezza del percorso, fino a 40 distinti livelli di visibilità.
In ragione degli obbiettivi di gestione di dati di tale complessità, questi sono stati poi classificati (riaggregando le celle in poligoni più ampi) su tre classi, corrispondenti ad un valore di visibilità basso, medio, alto.

Integrazione dei dati di visibilità con gli ulteriori livelli informativi.
I dati di visibilità dei poligoni sono stati quindi sottoposti ad una serie di successive elaborazioni, che ha riguardato una parziale riclassificazione delle zone di visibilità in funzione delle pendenze del territorio, delle UdP di appartenenza, degli usi del suolo.
1) Sovrapposizione del layer delle pendenze:
Tramite una operazione di overlaymapping, ad ogni elemento del territorio a diverso grado di visibilità è stata associata l'informazione relativa alla classe di pendenza.
Le pendenze, come già detto in precedenza, influenzano la visibilità di qualsiasi oggetto o parte di territorio, modificandone, in maniera direttamente proporzionale, la percentuale di superficie esposta alla vista dell'osservatore. La situazione limite è rappresentata dalle zone di pianura, dove la percezione del territorio, da parte di un osservatore complanare, viene notevolmente ridotta dalla presenza di oggetti collocati in primo piano.
La ricerca ha valutato l'influenza di questa particolare componente sulla visibilità dei tracciati viari collocati in aree di fondovalle.
2) Sovrapposizione dei dati relativi alle unità di paesaggio:
Con questa successiva operazione, al dato relativo alla visibilità è stata aggregata l'informazione riguardante la distribuzione sul territorio delle unità di paesaggio, individuate dal PTCP.
In tal modo è stato possibile discretizzare (e quindi suddividere ulteriormente) ciascuna area di visibilità in funzione di omogenee caratteristiche paesaggistiche relativamente ai sistemi paesaggistici di appartenenza (pianura, valle, collina, alta collina, montagna) ed alle dinamiche attualmente presenti (conservazione, evoluzione, trasformazione), permettendo una lettura ancor più particolareggiata del territorio.
3) Sovrapposizione ed intersezione dei nuovi areali con le informazioni relative all'uso e copertura del suolo:
Questa sovrapposizione ha dato la possibilità di associare ad ogni areale a diverso grado di visibilità l'informazione relativa all'uso del suolo. E' stato così possibile calcolare, per ogni singolo poligono di visibilità, la percentuale di superficie occupata da ogni tipologia d'uso e copertura in esso ricadente.


Fotointerpretazione del territorio ("primo test interpretativo").

Va precisato che, in funzione della opportunità di accertare la presenza di elementi del paesaggio agrario storico, ritenuta probabile all'interno di alcuni usi del suolo definiti dalla legenda del Corine Land Cover in maniera generica e non descrittiva per la difficoltà di percezione alla sua scala, il riconoscimento di tali elementi è stato subordinato ad un ulteriore passaggio di verifica, al fine di confermare la presunta presenza di tali elementi sui territori esaminati, riconoscendoli nelle serie di fotoaeree del Volo Italia 2000 e 2002, eseguite alla scala 1:10.000. Questo passaggio, qui definito  “Primo test interpretativo”, ha avuto lo scopo di recuperare indicazioni sulle valenze paesaggistiche di zone che, per il loro valore paesaggistico, storico, e ambientale (ecotoni) rappresenterebbero un elemento di grande interesse, ma che per le loro dimensioni ridotte risultano raggruppate in tipologie più generali dalla classificazione Corine (2.7 colture annuali associate a colture permanenti, 2.8 sistemi colturali particellari complessi, 2.9 Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali). Si è trattato di una operazione non automatica di interpretazione fotografica allo scopo di individuare in queste tipologie più generali le ricorrenze proprie degli elementi del paesaggio storico in modo da poter introdurre questo ulteriore elemento di discretizzazione.
I passaggi del test sono consistiti in:
A.Sovrapposizione dei layers dell'uso e copertura del suolo e delle unità di paesaggio alle ortofoto digitali a colori.
Il test che sostanzialmente ha riguardato la verifica puntuale dei caratteri dell'uso del suolo tramite fotointerpretazione delle ortofoto digitali a colori IT2000, è stato eseguito attraverso la sovrapposizione dei livelli informativi: 1) delle unità di paesaggio; 2) dell'uso e copertura del suolo compresi all'interno dell'area di analisi.
B.Analisi fotointerpretativa e catalogazione delle nuove informazioni.
La fotointerpretazione è stata eseguita analizzando per ogni unità di paesaggio un campione di cinque casi per ognuna delle tre tipologie di uso del suolo indagate. Per ogni situazione è stato indicato: il codice identificativo dell'area di visibilità in cui ricadeva la zona esaminata, un'indicazione sommaria riguardo l'entità della zona fotointerpretata (piccola, media, grande) rispetto al poligono di visibilità e la descrizione degli elementi di interesse dal punto di vista paesaggistico (presenza di seminativi, oliveti, boschi, alberature, oliveti, ecc.; dimensioni relative). I dati così ottenuti sono stati raccolti e catalogati per singolo tratto stradale e sottoposti ad analisi per individuare ricorrenze nella descrizione di dettaglio degli usi del suolo esaminati, e tali da far riconoscere la presenza di elementi del paesaggio storico.
Il risultato di questa operazione è stato l'inserimento di tre nuove sottoclassi nella legenda degli usi del suolo e nella conseguente ulteriore caratterizzazione delle Unità di Paesaggio:

1. Colture annuali associate a colture permanenti con presenza di elementi del paesaggio agrario storico.

2. Sistemi colturali e particellari complessi con presenza di elementi del paesaggio agrario storico.

3. Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali ed elementi del paesaggio agrario storico.

Individuazione e attribuzione delle Tipologie di Paesaggio.

Formato, per ciascun poligono di visibilità, il quadro delle componenti paesaggistiche (usi del suolo presenti) e del loro peso relativo, si è proceduto alla loro classificazione in termini di paesaggio prevalente, avendo preventivamente ricondotto ad un numero limitato di tipologie di paesaggio ritenute tipiche del territorio umbro, ed in particolare della Provincia di Perugia, la molteplicità delle situazioni riscontrate sul territorio analizzato.
La definizione delle 14 “Tipologie di Paesaggio” parte dall'assunzione, come punto di origine della formazione del paesaggio, del rapporto natura-uomo e dalla articolazione elementare di questo rapporto nei tre paesaggi concettuali: quello naturale, quello rurale ed infine quello antropico;
“sistemi paesaggistici” strutturalmente diversi nel rapporto uomo-natura e in cui ricade qualunque paesaggio esaminato.
Dalle situazioni limite di un paesaggio completamente antropico, quale quello urbano, al suo opposto, dato da un paesaggio costituito da elementi di marcata naturalità, come boschi, zone umide, rocce affioranti ed altri, attraverso un passaggio intermedio, quello delle aree rurali (in cui prevale la presenza delle sistemazioni agrarie, ma nelle quali si inseriscono, spesso coesistendo, gli elementi dei due paesaggi principali) si possono individuare e definire una possibilità di variabili pressoché infinita, come è evidente che ogni paesaggio possa differire dagli altri, ancorché composti dai medesimi usi del suolo e da analoghi elementi morfologici costitutivi.
Per riuscire a descrivere in maniera sintetica tale realtà, si è reso necessario sistematizzare questa estesa varietà di situazioni. Sistematizzazione che partendo dalle situazioni limite individuate a partire dai “paesaggi concettuali” è andata a definire una serie di articolazioni intermedie, il più possibile descrittiva della complessità paesaggistica umbra.
Programmaticamente questa serie di tipologie indicano le situazioni specifiche di ciascuno dei contesti paesaggistici significativi, ed al tempo stesso, in alcuni casi, segnalano le condizioni di passaggio tra le situazioni fondamentali.
Particolare attenzione, come sopra già ricordato, è stata posta nell'individuazione del “paesaggio agrario storico” e nella ricerca dei suoi elementi costitutivi pur all'interno della legenda del Corine Land Cover (banca dati non particolarmente espressiva in questo senso), in quanto paesaggio ricco di valori testimoniali e patrimoniali ed importante per la definizione dei caratteri del paesaggio umbro.
La costruzione delle famiglie di usi del suolo è stata elaborata individuando per ciascuna tipologia di paesaggio gli usi del suolo prevalenti, perchè capaci di caratterizzare la specifica tipologia. Ciò è avvenuto prevedendo un ampio raggruppamento di usi compatibili nella definizione delle tipologie di paesaggio base e poi analizzando il peso percentuale di ciascuno di essi per la definizione delle ulteriori articolazioni.

Le tipologie di paesaggio (Paesaggi significativi)

L'operazione effettuata è stata quella di definire, attraverso la costruzione di “famiglie di uso del suolo” paesaggisticamente significative, le tipologie di paesaggio alle quali riferire ognuna delle aree di visibilità individuate. Partendo dalle tre classi fondamentali di paesaggio (Sistema dei Paesaggi Naturali, Sistema dei Paesaggi Rurali, Sistema dei Paesaggi Urbani), che rappresentano il risultato dell'interrelazione tra fattori naturali ed umani, è stata formulata una articolazione di 14 tipologie che si ipotizza rispondente alla varietà del territorio indagato.

I Paesaggi percepiti

Riclassificazione dei poligoni di visibilità per tipologie di paesaggio
Una volta stabilite le regole di classificazione delle aree di visibilità per tipologie di paesaggio, ogni poligono di visibilità, individuato dalla precedente analisi, è stato riclassificato in funzione delle percentuali attribuite a ciascun uso del suolo in esso ricadente.
Per la classificazione delle aree di visibilità, si è proceduto secondo un ordine di elaborazione, analogo a quello utilizzato per la attribuzione delle tipologie di paesaggio alle UdP:
la prima selezione è avvenuta prendendo in considerazione le tipologie di paesaggio più specifiche, caratterizzate dalla dominanza di un unico uso del suolo; si è successivamente passati alle tipologie con due usi del suolo, e poi, via via, con tipologie sempre più generali e complesse dando, quando possibile, la precedenza all'esaurimento di ciascun sistema di paesaggi, secondo l'ordine già evidenziato (naturale, rurale, urbano);. Tale ordine non è stato rispettato per alcuni paesaggi caratterizzati da una molteplicità di usi e coperture e spesso “di confine” fra sistemi. Tra questi, quella esemplare è stata l'ultima tipologia considerata, quella del “paesaggio rurale”, che ha raccolto tutti quei poligoni di visibilità in cui non sono rintracciabili quelle prevalenze di particolari usi o coperture del suolo corrispondenti alle altre tipologie di paesaggio, ma in cui comunque risulta prevalente il
complesso degli usi legati ad una gestione agricola insieme agli ambiti di maggiore naturalità.

Risultati e conclusioni

Lo studio ha portato in conclusione alla caratterizzazione del territorio provinciale in base al grado di visibilità delle sue parti (articolato sui quattro livelli: non visibile, a bassa visibilità, a media visibilità, ad alta visibilità) dalla rete viaria “principale”, ed alla conseguente individuazione di una articolata “sensibilità” delle varie parti del territorio rispetto al tema particolare della gestione dell'immagine paesaggistica percepita come immagine identitaria di un luogo esteso (Immagine dell'Umbria). Lo studio è finalizzato ad una effettiva ed immediata operatività quale supporto alla pianificazione comunale. Esso ha prodotto un grande bagaglio conoscitivo e metodologico che favorisce la pianificazione urbanistica alla scala locale fornendo ad essa contenuti paesaggistici, ed, al tempo stesso costituisce, con i suoi indirizzi e direttive , uno strumento efficace per il controllo delle trasformazioni. La conoscenza diffusa e dettagliata dei caratteri paesaggistici di un territorio (insieme alla possibilità di approfondirla in modo coerente ad una scala di maggior dettaglio) rende infatti più
facile la funzione di controllo - gestione del quotidiano (vale a dire i due momenti fondamentali di una pianificazione comunale quali la “protection” ed il “management”) in rapporto alle scelte strutturali e strategiche di un PRG, coerente con la pianificazione d'area vasta.
Ancora, l'ulteriore approfondimento dei temi paesaggistici sviluppato il PTCP ed in particolare, l'analisi comparata della visibilità dalle strade della “rete viaria principale” provinciale, ha consentito l'individuazione di “aree o ambiti a forte esposizione panoramica” introducendo un quinto livello nella caratterizzazione delle parti di territorio.
Ciò ha consentito di meglio segnalare quelle aree che, per la loro diffusa visibilità, hanno oggi un peso particolare nella definizione di una “nuova Immagine dell'Umbria”. L'individuazione e la disciplina di queste aree consente di indirizzare la progettazione di grandi infrastrutture o di opere pubbliche e di tutto ciò che possa avere una dimensione paesaggistica sovracomunale, e di condizionare interventi di forte impatto paesaggistico che però prevedono procedure autorizzative dirette e/o locali. Con questo ulteriore livello di problematiche, il Piano d'Area Vasta Provinciale, pur sempre nella sua forma di Piano Strutturale, intende muoversi nell'ambito dell'attività del “planning” paesaggistico (terzo momento della attività di pianificazione), indicando soglie di trasformabilità o di incompatibilità e richiamando i soggetti competenti, sia in maniera diretta che in rapporto alla realizzazione di grandi progetti, ad una azione di copianificazione per la valorizzazione o la riqualificazione di quelle aree.
L'Atlante delle Unità di Paesaggio riporta, per ciascuna UdP, la perimetrazione delle aree visibili nella loro articolazione in quattro livelli, nonché la perimetrazione delle “Aree ad Alta Esposizione Panoramica”.
La Tav. A.7.1.1 del PTCP individua e localizza le “aree di alta visibilità;” su queste il Piano fornisce indirizzi, direttive e prescrizioni per la loro disciplina da parte dei PRG comunali.
Tali indirizzi normativi vanno messi in rapporto con la Unità di Paesaggio di appartenenza delle “Aree di Alta Visibilità” cui si riferiscono ed applicati in funzione delle scelte, strutturali e strategiche, di valorizzazione o riqualificazione dei paesaggi riconosciuti. Fondamentale è, in questa operazione, il nesso tra la situazione puntuale riscontrata all'interno dell'area di visibilità e l'Unità di Paesaggio di appartenenza: è quest'ultima che definisce la struttura del paesaggio nei suoi caratteri complessivi alla scala dell'area vasta, mentre solo una parte della Unità di Paesaggio (quella ad alta visibilità) partecipa alla definizione del “paesaggio percepito”e questa parte è quella che ha maggior peso nella costruzione dell'immagine condivisa di un luogo. Questa parte più esposta richiede quindi una attenzione particolare, specifica, legata alla qualità della propria “percezione visiva”. Il profilo complessivo già definito per l'Unità di Paesaggio fornisce quindi un riferimento significativo per la comprensione del trend in cui si colloca la situazione indagata; esso consentirà di collocare quest'ultima in una posizione di sintonia o di contrasto dialettico o di estraneità rispetto ai valori medi già definiti e fornirà elementi per considerare in termini di progetto il senso di un atteggiamento rivolto alla conservazione dei caratteri di quell'area o alla sua qualificazione rispetto al contesto.
Gli stessi indirizzi normativi sono diretti agli elementi fisici del paesaggio, vale a dire agiscono sugli elementi che caratterizzano i particolari usi del suolo che lo compongono (filari, macchie, terrazzi, siepi, fossi,ecc.). In questo modo si afferma l'idea del paesaggio come linguaggio del territorio: un linguaggio concreto, il cui lessico è costituito dalle componenti fisiche degli usi del suolo e, di conseguenza, l'idea della pianificazione paesaggistica come esercizio della sua sintassi.

Tipologie di Paesaggio per ordine di raccolta delle "famiglie" di uso del suolo

  1° - Paesaggio naturale dei boschi
  2° - Paesaggio naturale delle rocce e della vegetazione rada
  3° - Paesaggio naturale dei pascoli
  4° - Paesaggio naturale lacustre o delle zone umide
  5° - Paesaggio naturaliforme
  6° - Paesaggio agrario storico
  7° - Paesaggio urbano
  8° - Paesaggio agrario della vite e dell'olivo
  9° - Paesaggio agrario meccanizzato
10° - Paesaggio agrario meccanizzato con pressione insediativa
11° - Paesaggio urbanizzato
12° - Paesaggio dei piccoli insediamenti rurali
13° - Paesaggio agrario
14° - Paesaggio rurale

modificato il 27/06/2023